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Il pm Di Matteo: “La Commissione Antimafia sta allontanando la verità sulle stragi. Cosa Nostra non era sola”

L'intervento del magistrato al dibattito intitolato Mafia e Antimafia, tra riforme e passi indietro, insieme al procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, moderato dal giornalista Giuseppe Pipitone
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L’indagine della Commissione Antimafia sulla strage di via d’Amelio? “Il mio convincimento è che stia allontanando, probabilmente definitivamente, la possibilità di arrivare ad una verità completa sulle stragi”. Parola di Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia e magistrato esperto delle indagini sulle bombe del 1992 e 1993. Di Matteo è intervenuto al dibattito intitolato Mafia e Antimafia, tra riforme e passi indietro, insieme al procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, moderato dal giornalista Giuseppe Pipitone, vice caporedattore e inviato de ilfattoquotidiano.it. L’evento è stato promosso dal Comune di Aci Castello con il coordinamento del consigliere delegato alla cultura Antonio Maugeri ed è stato trasmesso dai canali di Antimafia duemila.

“Da 30 anni di inchieste e processi noi possiamo ricavare un dato essenziale: con probabilità ormai vicina alla certezza storica Cosa Nostra non agì da sola. Quelle stragi hanno avuto una valenza politica e sono state compiute anche grazie alla partecipazione di uomini esterni a Cosa Nostra nella fase ideativa, organizzativa e perfino esecutiva”, ha aggiunto Di Matteo, passando in rassegna vari elementi che suggeriscono la collaborazione di esponenti esterni alla mafia nelle bombe del 1992 e 1993. “Le stragi non sono state fatte per un motivo di vendetta, ma per un’esigenza politica: oggi lo possiamo dire perché lo dicono alcune sentenze definitive”, ha aggiunto ancora il magistrato. Che poi ha commentato la condotta della Commissione Antimafia, impegnata a indagare sulla strage di via d’Amelio, concentrandosi soltanto sulla pista del dossier Mafia e Appalti. “Non si può accettare un approccio in cui le sette stragi non vengano collegate tra loro. Non si può capire perché è stato ucciso Paolo Borsellino se non si capisce perché è stato ucciso Giovanni Falcone e perché nel 1993 gli stessi personaggi che hanno avuto un ruolo nella strage di via d’Amelio, per esempio i fratelli Graviano, sono stati i protagonisti delle bombe nel Continente”, ha detto Di Matteo.

“Perché la commissione Antimafia sta allontanando la possibilità di avere la verità sulle stragi? Questa è un’opera di cancellazione su tanti elementi che sono emersi. È un’opera di riscrittura che temo essere collegata al volere dare una visione tranquillizzante all’opinione pubblica. Dimenticatevi le stragi, facciamo finta di onorare Falcone e Borsellino e abbandoniamo tutte quelle piste che portano alla partecipazione di soggetti esterni. Stiamo stiamo assistendo ad un’opera di rappresentazione minimalista dei moventi e delle cause dello stragismo del ’92-’93. Stiamo assistendo da tutti i punti di vista ad una sorta di volontà di chiudere un capitolo”, ha detto ancora il magistrato. In questo modo, secondo Di Matteo, “la rappresentazione politica sarà quella che le stragi sono opera solo di Cosa Nostra e di qualche imprenditore della Prima Repubblica colluso con i mafiosi”. Quindi il magistrato ha concluso definendo “grave” l’azione di Palazzo San Macuto, anche perché invia un preciso messaggio politico: “Dobbiamo dimenticare la possibilità di completare il percorso di verità sulle stragi: avete condannato gli esecutori materiali? Basta, fermatevi, non ci interessa più”.

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