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Processo ultras di Inter e Milan: 10 anni agli ex capi Beretta e Lucci. Confermata l’aggravante mafiosa

Pene severe per i leader ultras milanesi. L'interista condannato per l'omicidio di Bellocco, il rossonero per il tentato omicidio di Anghinelli. Entrambi rispondevano anche di associazione a delinquere
Processo ultras di Inter e Milan: 10 anni agli ex capi Beretta e Lucci. Confermata l’aggravante mafiosa
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Dieci anni a testa per gli ex capi delle curve di Inter e Milan, Andrea Beretta e Luca Lucci, 8 per l’altro leader della Nord nerazzurra, Marco Ferdico. È arrivato a conclusione il primo filone del processo agli ultras delle due squadre di Milano, che si è svolto con rito abbreviato nell’aula bunker di San Vittore, e la giudice Rossana Mongiardo ha riconosciuto valido l’impianto accusatorio della procura antimafia di Milano – pm Davide Storari e Sara Ombra – che a settembre aveva portato a un maxi-blitz ricostruendo le dinamiche criminali del tifo organizzato e ipotizzando l’esistenza di due distinte associazioni a delinquere. All’esterno dell’aula, in attesa della sentenza, si erano radunati un centinaio di ultras rossoneri – accompagnati da alcuni tifosi bresciani, gemellati da quasi quarant’anni – ed era presente anche una rappresentanza dei Boys dell’Inter.

Le accuse a Beretta e Lucci

Beretta, ex capo della Curva Nord e ora collaboratore di giustizia, era imputato per associazione a delinquere con aggravante mafiosa e per l’omicidio di Antonio Bellocco, anche lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di ‘ndrangheta assassinato il 4 settembre scorso a Cernusco sul Naviglio. Lucci, leader della Curva Sud milanista e divenuto noto anni fa per una foto nella quale stringeva la mano all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, era invece sotto processo come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e con l’accusa di associazione per delinquere, senza l’aggravante mafiosa come tutti gli altri imputati della sponda rossonera.

Il tentato omicidio e le condanne per gli interisti

Dieci anni sono stati inflitti anche a Daniele Cataldo, il braccio destro di Lucci e ritenuto colui che fece fuoco contro Anghinelli in via Cadore, a Milano, nella mattinata del 12 aprile 2019. Mentre sei anni sono stati inflitti a Cristian Ferrario, all’interno del cui garage a Cambiago venne rinvenuto un vero e proprio arsenale da guerra, e 5 anni a Pino Caminiti, uomo legato a esponenti delle ‘ndrine e ras dei parcheggi di San Siro. Quattro anni e 8 mesi per Gianfranco Ferdico e Matteo Norrito, 4 anni e mezzo per Mauro Nepi e quattro a Renato Bosetti. Due anni con pena sospesa a Debora Turiello, ritenuta la cassiera della Nord.

La sentenza per i milanisti e risarcimenti

Sul fronte rossonero, invece, 5 anni per Alessandro Sticco detto Shrek, 4 anni e 4 mesi a Fabiano Capuzzo e 3 anni e quattro mesi per Islam Hagag e Luciano Romano. Altri tre membri del tifo organizzato rossonero – il fratello di Lucci, Francesco Lucci, l’ex bodyguard di Fedez, Christian Rosiello, e l’ultrà Riccardo Bonissi – sono a processo in un filone separato: la sentenza è attesa giovedì. La giudice ha stabilito anche che dovranno essere risarciti i due club e la Lega Calcio. È stata stabilita una provvisionale per i club di 50.000 euro e per la Lega di 20mila euro. Alla famiglia di Antonio Bellocco è invece stata riconosciuta una provvisionale di 500mila euro a carico di Beretta.

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