Trovata morta Maria Denisa Adas, la 30enne scomparsa a Prato: fermato un uomo di 32 anni | Il video dell’operazione
Nessun allontanamento volontario, nessuna fuga misteriosa. Maria Denisa Adas, la ragazza di 30 anni di origini romene che lavorava come escort scomparsa due settimane fa a Prato, è stata uccisa. Finora il suo corpo è rimasto nascosto. Chi l’ha uccisa, ha gettato il corpo senza vita sotto un cumulo di sterpaglie e rovi, in un casolare abbandonato. Lì vicino, nella campagna di Montecatini Alto, una frazione della città termale in provincia di Pistoia, gli investigatori hanno trovato anche una valigia: l’ipotesi è che la giovane sia stata uccisa in un altro luogo e il suo corpo in un secondo momento sia stato spostato nella struttura diroccata. Si tratta di una zona impervia e rurale in cui si arriva con una mulattiera di collina, la stessa che probabilmente ha percorso il killer.
Nella stessa giornata è stato fermato anche un 32enne, connazionale di Maria Denisa: lavora come guardia giurata, vive a Monsummano Terme (poco lontano da Montecatini) e ora è accusato di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Gli inquirenti lo hanno sottoposto ad un lungo interrogatorio nel tardo pomeriggio che è andato avanti fino a sera.
I carabinieri sono arrivati a lui e alla zona del ritrovamento del corpo grazie a immagini delle telecamere disponibili, i risultati dei tabulati telefonici, i tracciati dei positioning della sua Volkswagen Golf e un lavoro di riscontri e incrocio dei dati. Decisivo è stato un sopralluogo nella giornata di mercoledì e disposto dalla procura di Prato, con l’ausilio dei carabinieri del Ros, del Gis e dei Nuclei investigativi dei reparti operativi di Prato e di Firenze. C’erano in ausilio anche i vigili del Fuoco. Secondo quanto emerge, l’assassino avrebbe sperato di nascondere ogni traccia e contava sul fatto che, a poco a poco, del cadavere di Denisa non restasse niente. Ma il killer avrebbe commesso numerosi passi falsi. La riaccensione del telefonino della vittima la notte della scomparsa per alcuni minuti è stato infatti sufficiente a uno scambio di traffico di dati con almeno altri due dispositivi. Una circostanza ha permesso agli inquirenti di localizzare le celle telefoniche nella zona di Montecatini. I tragitti fatti per arrivare al casolare sono stati trappole involontarie per il killer: anche se è una zona isolata della campagna e lo stabile rurale è abbandonato, le strade per arrivarci sono vigilate da telecamere, in un contesto circostante molto antropizzato e anche sensibile per la presenza di vari fenomeni criminali.
Le indagini dovranno ora stabilire se Denisa sia stata uccisa subito o sia rimasta sequestrata giorni prima di morire. Andrà anche accertato se l’unico fermato, il connazionale 32enne, sia anche l’unico autore dell’omicidio o se abbia agito con altri. La procura farà effettuare l’autopsia al più presto a Prato, un esame che darà risposte anche sulle modalità di uccisione, forse per soffocamento.
Maria Denisa Adas era residente a Roma ma nella sua attività di escort ogni tanto raggiungeva Prato per incontrare i clienti che l’avevano contattata tramite piattaforme web. Il residence dove aveva preso alloggio e dove è stata ritrovata la sua auto era la sua base per operare in trasferta. Già poco tempo dopo la scomparsa, anche per le testimonianze di alcune sue amiche, era emerso il possibile coinvolgimento di suoi connazionali e si era parlato di minacce molto violente fino ad ipotizzare l’omicidio. Nella vicenda si era inserita anche la figura di un avvocato, un legale che avrebbe in passato curato interessi della famiglia e che avrebbe contattato la madre di Denisa per consigliarla su come agire per ritrovare la figlia. Questa conversazione con l’avvocato è stata però però omessa dalla madre agli inquirenti pratesi, che per questo l’hanno iscritta nel registro degli indagati per false informazioni al pm. Anche l’avvocato è indagato: deve rispondere di sequestro di persona.
“Se mi trovano mi ammazzano” – Già dai primi giorni si era pensato al peggio. “Se mi trovano mi ammazzano“, sono le parole pronunciate dalla 30enne e ascoltate accidentalmente da un testimone che poi ha riferito tutto agli inquirenti. di Maria Denisa si erano perse dopo l’ultima chiamata alla madre delle 23.30 il 15 maggio scorso. Poi sarebbero avvenute altre due telefonate a notte fonda, forse con un connazionale. Come emerge dai tabulati telefonici, la sera della scomparsa i cellulari della vittima sono stati riaccesi per qualche minuto permettendo uno scambio di traffico dati sulla rete con almeno altri due dispositivi. Le celle agganciate in quei minuti potrebbero svelare legami con la banda criminale sospettata di voler costringere la donna a lavorare per un giro di prostituzione.