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Ultimo aggiornamento: 19:56 del 22 Maggio

Le parole choc della giornalista Conte e di Ravetto: “Spostare i palestinesi da Gaza non è deportazione ma un aiuto”. Scintille su La7

Deportazioni come “aiuto umanitario” e "l'antisemitismo di sinistra": acceso dibattito su La7 tra Ravetto, Claudia Conte e D'Attorre
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Momenti di tensione a Coffee break (La7) durante un dibattito incentrato sugli stermini israeliani a Gaza e sulla decisione dell’Europa di rivedere gli accordi di cooperazione con il governo presieduto da Benjamin Netanyahu (alla proposta hanno votato no Italia e Germania).
A supportare la causa del governo israeliano ci sono Claudia Conte, firma di Affari Italiani, e la deputata della Lega Laura Ravetto. La prima dissente dalla proposta della Commissione europea: “Non è isolare Israele la risposta, bisogna negoziare. Non si deve fare confusione, sovrapporre i piani e soprattutto l’errore più grave è non riconoscere che i terroristi sono quelli di Hamas. Abbiamo visto ieri Bonelli piangere per le vittime palestinesi. Perché non ha elencato anche tutte le vittime della strage del 7 ottobre?“.

E aggiunge: ” Credo che anche la proposta di Trump di spostare gli abitanti di Gaza altrove possa essere un’opzione da considerare”.
Insorge Alfredo D’Attorre, professore di Filosofia del diritto all’Università di Salerno ed ex deputato del Pd: “Se le proponessero di essere deportata, come reagirebbe?“.
Ma quella non è una deportazione – replica Claudia Conte – è una messa in sicurezza“.
“Ah, quindi i palestinesi devono anche ringraziare?”, chiede sarcasticamente D’Attorre.
Vivono in un contesto drammatico per colpa di Hamas che li ha sfamati (affamati, ndr)”, ribatte la giornalista.
“Quindi, legittimiamo la deportazione”, ribadisce D’Attorre.
Non è una deportazione, è una messa in sicurezza, è un aiuto alla popolazione“, sentenzia Claudia Conte.

È il turno poi di Ravetto, motiva le ragioni della bocciatura della mozione di Pd, M5s e Avs che chiedeva lo stop all’export di armi verso Israele e l’attivazione di sanzioni per le gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza: “Andrebbe letta la premessa di quella mozione, perché noi di centrodestra, noi della Lega, sappiamo individuare i veri criminali. E i veri criminali sono i terroristi di Hamas. I veri criminali sono coloro che stanno accerchiando Israele. Qua siamo tutti a giudicare sempre ogni azione di Netanyahu facendo finta di niente, nel senso di non vedere come quella popolazione sia sfruttata, come scudi umani, dai terroristi di Hamas”.

E critica la parola ‘deportazione’ usata da D’Attorre, dando ragione alla firma di Affari Italiani: “In realtà si tratterebbe di mettere in sicurezza delle persone, per investire 53 miliardi sulla striscia di Gaza secondo il progetto americano, e consentire a quelle stesse persone di ritornare nel loro paese, perché nessuno le esproprierebbe niente. Israele è accerchiata, non possiamo far finta di dimenticare questo”.
E attacca “le tifoserie” che supportano la causa palestinese: “Queste tifoserie, presenti molto a sinistra, sfociano quasi in un atteggiamento antisemita. Tutto quello che riesce a fare l’opposizione è creare un sentimento anti-Israele nel paese”.

Le fa eco Claudia Conte, che denuncia insulti ai bambini ebrei in Italia e rincara: “Adesso l’antisemitismo, che è sempre stato atavico, è riesploso. Vediamo bandiere della Palestina utilizzate come pretesto, senza efficacia, senza pragmatismo, senza visione”.
Non ci sta ancora una volta D’Attorre: “Non capisco cosa c’entri l’antisemitismo con la critica assolutamente legittima e doverosa al governo d’Israele“.
“Non si può confondere il governo Netanyahu con il popolo israeliano”, risponde la giornalista.
“Assolutamente sì – chiosa D’Attorre – né si può confondere ogni critica a Netanyahu con l’antisemitismo”.

Riceviamo e pubblichiamo da Claudia Conte:
Contrariamente a quanto da voi riportato riguardo il mio intervento di questa mattina a Coffee Break su La7, le mie parole nascono da un pensiero esclusivamente umanitario.
In un momento drammatico come quello che sta vivendo la popolazione di Gaza — dove famiglie, bambini, civili innocenti rischiano la vita ogni giorno, dove si muore, si soffre e si sopravvive a fatica — ho avanzato una riflessione: una possibile soluzione, temporanea e straordinaria, potrebbe essere quella di evacuare queste persone in una zona sicura, dove possano essere protette e curate. Non si tratta di deportazione. Non c’è nessuna intenzione politica o strategica dietro questa idea. È una proposta di emergenza, umanitaria, motivata dal fatto che oggi, a Gaza, per moltissime persone non c’è più la possibilità di vivere in condizioni minime di sicurezza e dignità. Proteggere vite umane, prima di tutto. Questo è e resta il senso delle mie parole. In tutte le guerre ci sono profughi accolti in altre nazioni.

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