Riscaldamento globale, lo studio su “Nature”: “Rischio migrazioni di massa, gli accordi di Parigi non bastano più”

Le temperature aumentano, i ghiacciai si sciolgono e il livello del mare si innalza senza sosta: l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale a +1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale, previsto dagli Accordi di Parigi del 2015, potrebbe non bastare più. Lo dice un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, che analizza la velocità di scioglimento delle calotte polari e le sue conseguenze attraverso la combinazione di dati provenienti da studi su “periodi caldi” fino a tre milioni di anni fa. Secondo i ricercatori, il rischio di una migrazione di massa delle popolazioni che vivono a pochi metri al livello del mare è imminente.
Nell’ultimo secolo, più precisamente dal 1901 al 2018, il livello medio globale del mare è aumentato di venti centimetri: la causa principale è lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai, quadruplicato dagli anni Novanta a oggi. A preoccupare di più, però, è la velocità con cui ciò avviene: si è passati da una media di 1,4 millimetri l’anno tra il 1901 e il 1990 a 3,7 millimetri l’anno tra il 2006 e il 2018, fino ad arrivare a 4,5 millimetri l’anno nel 2023. Sulla base di queste analisi, gli autori dello studio (Chris R. Stokes, Jonathan L. Bamber, Andrea Dutton e Robert M. DeConto) evidenziano che la temperatura prevista dal target degli Accordi di Parigi è “troppo alta”. Se non si inverte la tendenza, avvertono, il livello del mare si alzerà di diversi metri nei prossimi secoli, causando inondazioni nelle 136 città costiere più grandi e perdite da mille miliardi di dollari l’anno.
L’urgenza della situazione è avvertita soprattutto dalle popolazioni che abitano lungo le coste: sono quasi un miliardo le persone che vivono a dieci metri sul livello del mare e circa 230 milioni quelle che vivono a un metro. Per loro il cambiamento climatico è un “pericolo esistenziale” che li potrebbe costringere ad una migrazione di massa verso le aree più interne di ogni Paese. La nuova analisi ha infatti rilevato che, anche se le emissioni di combustibili fossili venissero rapidamente ridotte per raggiungere l’obiettivo della riduzione di un grado e mezzo, il livello del mare aumenterebbe di un centimetro all’anno entro la fine del secolo, più velocemente della velocità con cui i Paesi potrebbero costruire difese costiere. L’adozione di adeguate politiche di adattamento diventa quindi imprescindibile.