Sospeso il processo sulla morte di Maradona: Argentina sotto choc, accuse a uno dei giudici

Il processo a sette professionisti sanitari accusati di negligenza riguardo la morte di Diego Armando Maradona è stato sospeso per una settimana: uno dei giudici è stato accusato di non essere imparziale e di aver autorizzato la produzione di un documentario sulle udienze. Il pubblico ministero Patricio Ferrari ha presentato la richiesta di sospensione e il processo sarà sospeso fino al 27 maggio, mentre il tribunale esamina il ruolo della giudice Julieta Makintach che avrebbe permesso la produzione di un documentario durante il processo. Una notizia che ha sconvolto l’Argentina e i milioni di tifosi del Pibe de Oro.
Maradona è morto il 25 novembre 2020 mentre si trovava in assistenza domiciliare alla periferia di Buenos Aires, pochi giorni dopo essere stato operato per un ematoma formatosi tra il cranio e il cervello. Sette operatori sanitari sono sotto processo per non aver fornito cure adeguate e rischiano una pena massima di 25 anni di carcere. E Makintach è uno dei tre giudici che esaminano il caso. La donna ha negato qualsiasi illecito, ma Ferrari ha sostenuto che “la situazione compromette il prestigio della magistratura”. Gli avvocati che rappresentano la famiglia di Maradona si sono uniti alla richiesta di sospensione del pubblico ministero. L’avvocato di due delle figlie dell’ex calciatore, Fernando Burlando, ha affermato che la sospensione temporanea porterà “serenità, completezza e la continuazione del processo”.
La scorsa settimana, l’avvocato di Leopoldo Luque, medico curante di Maradona al momento della sua morte e uno dei principali imputati, aveva chiesto l’espulsione di Makintach dal processo, sostenendo mancanza di imparzialità nel procedimento da parte del giudice. L’avvocato di Luque, Julio Rivas, ha dichiarato di essere stato contattato dall’emittente britannica BBC per un’intervista, in quanto stavano realizzando un documentario sul processo. Ha aggiunto di aver ricevuto informazioni secondo cui la società di produzione coinvolta nel documentario era associata a Juan Makintach, fratello del giudice. Lo scorso venerdì la polizia ha dichiarato di aver visto una telecamera in aula e un funzionario del tribunale ha affermato che la sua presenza era stata approvata da Makintach.