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“Basta sparare sui giornalisti”: l’appello dei 14 cronisti che hanno partecipato alla carovana al valico di Rafah

"In 19 mesi sono stati uccisi oltre 220 giornalisti e giornaliste palestinesi. E non ci sono occhi esterni mentre, anche in Italia, abbiamo visto un'informazione non sempre al servizio del racconto della realtà"
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“La stampa e l’informazione non sono un target militare. Basta sparare sui giornalisti“. È l’appello sottoscritto dai 14 giornalisti che hanno partecipato alla carovana al valico di Rafah per l’informazione a Gaza, denunciando la situazione insostenibile dei mesi di guerra.

“In 19 mesi di offensiva contro Gaza – scrivono – sono stati uccisi dai raid israeliani oltre 220 giornalisti e giornaliste palestinesi; 29 erano donne, secondo i dati aggiornati delle Nazioni unite al 19 maggio. Altri 48 colleghi e colleghe sono imprigionati nelle carceri israeliane. Anche le famiglie vengono perseguitate. La stampa non è testimone del conflitto: è bersaglio“. Nel corso del viaggio verso il valico di Rafah, raccontano, in una sola notte “cinque colleghi sono stati uccisi dall’offensiva israeliana. Per l’urgenza di raccontare, all’inizio i colleghi e le colleghe scendevano in strada senza segni di riconoscimento. Ora alcuni indossano giubbotti autoprodotti sul posto, fatti di spugna e con la scritta ‘Press’. Non proteggono dal fuoco, non servono a niente, se non a indicare che si è giornalisti. Sono gli unici testimoni del conflitto, e solo grazie a loro finora abbiamo avuto notizie da dentro la Striscia: la stampa internazionale a Gaza non può entrare. Non ci sono da 19 mesi occhi esterni mentre, anche in Italia, abbiamo visto un’informazione purtroppo non sempre al servizio del racconto della realtà. Già da un anno il Comitato per la protezione dei giornalisti e centinaia di organizzazioni internazionali della stampa esortano le autorità israeliane a ‘porre subito fine alle restrizioni all’accesso dei media stranieri a Gaza e a garantire un accesso indipendente alle organizzazioni giornalistiche di tutto il mondo’. La stampa e l’informazione non sono un target militare. Basta sparare sui giornalisti. Chiediamo ai governi – concludono – di fare pressione su Israele perché tuteli i giornalisti e le giornaliste palestinesi e garantisca l’ingresso della stampa internazionale a Gaza”.

L’appello è sottoscritto da Flavia Amabile, Angela Caponnetto, Chiara Cruciati, Chiara Ercolani, Alessandra Fabbretti, Antonino Farina, Angela Gennaro, Youssef Hassan Holgado, Luca Liverani, Alberto Magnani, Daniele Napolitano, Lucia Sgueglia, Anna Spena, Giulia Zaccariello.

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