Starmer: “La gente di Gaza non può morire di fame”. Londra convoca l’ambasciatore di Israele e sospende i negoziati commerciali

“Non possiamo permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame”. A parlare così, alla Camera dei Comuni a Londra, è il premier britannico Keir Starmer secondo il quale il livello di sofferenza nella Striscia è “totalmente intollerabile” ed è “inorridito dall’escalation da parte di Israele”. “Il recente annuncio che Israele consentirà l’ingresso di una quantità minima di cibo a Gaza è totalmente e assolutamente inadeguato”, ha sottolineato Starmer. Poco dopo il ministro degli Esteri David Lammy ha annunciato di aver convocato l’ambasciatore israeliano. Il governo di Londra ha anche comunicato la decisione di sospendere i negoziati commerciali con Israele su un trattato di libero scambio post Brexit. A rispondere agli inglesi è il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar: “Anche prima dell’annuncio odierno la questione non è mai stata promossa dal governo britannico attuale. Se, per un’ossessione antisraeliana e considerazioni politiche interne, il governo britannico è disposto a danneggiare la propria economia, è una sua decisione. Il mandato britannico è terminato esattamente 77 anni fa. Pressioni esterne non devieranno Israele dalla sua strada”.
Sempre oggi Starmer ha rilanciato sui suoi profili social la condanna della nuova offensiva israeliana nella Striscia contenuta in un monito a tre voci mai così duro concordato con Francia e Canada. Nella dichiarazione congiunta si afferma che i tre Paesi “si oppongono con forza all’espansione delle operazioni militari d’Israele”, si evoca una situazione “intollerabile per la popolazione” palestinese e si denunciano come “del tutto inadeguati” gli aiuti umanitari autorizzati ieri con il contagocce dal governo Netanyahu dopo 11 settimane di nuovo blocco. Non solo: si ricorda che i tre alleati hanno sempre riconosciuto “il diritto all’autodifesa d’Israele dopo l’efferato attacco” di Hamas del 7 ottobre 2023, ma che ormai giudicano “l’escalation” della ritorsione militare israeliana “totalmente sproporzionata”. I tre governi hanno chiesto a Israele anche “un impegno con le Nazioni Unite per assicurare la ripresa dell’invio di aiuti nel rispetto del diritto umanitario”. Al tempo stesso, i firmatari “chiedono a Hamas di liberare immediatamente gli ultimi ostaggi crudelmente detenuti dal 7 ottobre 2023“.
Alla dichiarazione a tre aveva risposto in modo aspro il premier israeliano Benyamin Netanyahu: “Chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas vengano distrutti e chiedendo uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi offrono un enorme premio per l’attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, invitando ad altre atrocità”. Netanyahu si rivolge invece a altri punti di riferimento. “Israele – prosegue il premier dello Stato ebraico – accetta la visione del presidente Trump, esorta tutti i leader europei a fare lo stesso. La guerra può finire domani se gli ostaggi vengono rilasciati, Hamas depone le armi, i suoi leader assassini vengono esiliati e Gaza viene smilitarizzata”.
Nel frattempo il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha ribadito che il Paese è determinato a riconoscere uno Stato di Palestina, decisione che – dice – è nell’interesse dei palestinesi e degli israeliani. “Non si può lasciare ai bambini di Gaza, come eredità, la violenza e l’odio – ha detto Barrot ai microfoni di France Inter – quindi bisogna che tutto finisca ed è per questo che siamo determinati a riconoscere lo Stato di Palestina. E io ci sto lavorando attivamente perché vogliamo contribuire ad una soluzione politica nell’interesse dei palestinesi ma anche della sicurezza di Israele”. Il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte di Parigi dovrebbe avvenire nella conferenza internazionale copresieduta dalla Francia e dall’Arabia Saudita per rilanciare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese cosiddetta “a due Stati”, che si svolgerà dal 17 al 20 giugno.