Pelle nuda, denti in vista, occhi che non si chiudevano mai davvero. Un aspetto difficile da ignorare, che ha attirato giudizi e reazioni di ogni tipo, inizialmente perlopiù negativi. Ma per Emily e Sean, una coppia di New York, Nina era qualcosa di completamente diverso, un dono della natura: “Per noi Nina è perfetta”. La loro storia comincia in una foresta di Porto Rico, dove la cagnolina viene trovata sola, malnutrita e impaurita.
Quando è arrivata all’aeroporto LaGuardia di New York, Emily e Sean erano lì ad aspettarla. Il primo incontro però non è stato facile. “Non le piacevamo affatto”, racconta Emily. “Ringhiava senza sosta. Ma noi avevamo già esperienza con i cani traumatizzati. Sapevamo che aveva solo bisogno di tempo”. Il percorso di adattamento è stato lungo. Secondo l’organizzazione Paws Animal Rescue, il processo si articola in tre fasi: “3 giorni, 3 settimane, 3 mesi”. E Nina ha seguito un ritmo tutto suo. “Eravamo in hotel e alle tre del mattino l’ho vista avvicinarsi”, ricorda Emily, che aggiunge: “Mi sono svegliata con quel suo sorrisino ai piedi del letto. Era come se avesse deciso: ok, siete voi la mia sicurezza adesso. Poi è scappata di nuovo. Ma quello è stato il vero inizio”.
Nina è nata con caratteristiche fisiche uniche, probabilmente legate a un’anomalia genetica non ancora definita. Gli esami del DNA parlano chiaro: è una “super meticcia”, un incrocio tra Doberman, Collie, Chihuahua, Pit Bull, Poodle, Labrador, Pomerania e Pastore Tedesco. Il suo caso è studiato alla Cornell University, dove si ipotizza una nuova sindrome congenita. “È dolcissima”, dice Emily. “Gli altri cani la trattano come un cucciolo fragile, la leccano in continuazione. E anche se non ne ha bisogno, io sento comunque di doverla proteggere”.
Ma l’amore, da solo, non basta a proteggerla dai pregiudizi. “C’è chi la guarda e fa commenti crudeli. Io penso: come si può essere così insensibili?. Gli esseri umani giudicano dall’aspetto. I cani no. Loro amano davvero, con tutto il cuore”.
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