Ucraina, Trump: “Lunedì telefonata con Putin, poi parlerò con Zelensky e con gli altri leader dei Paesi Nato”

Donald Trump ha anticipato un suo colloquio telefonico con Vladimir Putin lunedì alle dieci del mattino (ora locale) dedicato alla guerra in Ucraina. “I temi della chiamata saranno: fermare il bagno di sangue che uccide, in media, più di 5000 soldati russi e ucraini a settimana, e il commercio”, ha precisato Trump in un post su Truth. Dopo il colloquio con Putin, ha spiegato, parlerà al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e poi con i leader di diversi Paesi membri della Nato. “Auspicabilmente sarà una giornata produttiva, ci sarà un cessate il fuoco e questa guerra molto violenta, una guerra che non avrebbe mai dovuto iniziare, terminerà”, ha concluso. L’annuncio di Trump arriva dopo la telefonata tra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il suo omologo statunitense Marco Rubio, che ha sottolineato l’appello di Washington per un cessate il fuoco immediato. Ma soprattutto dopo l’impegno dello stesso Trump a imporre nuove sanzioni alla Russia nel caso di un mancato accordo. “Onestamente, lo farò, se non raggiungeremo un accordo”, ha detto in un’intervista a Fox News. “È il momento della verità, stiamo parlando chiaro e vedremo cosa succederà. Sarebbe devastante per la Russia perché sta attraversando un periodo difficile con l’economia e i prezzi del petrolio bassi”.
Poche ore prima dell’annuncio di Trump, quello di Mosca “sull’elenco di precondizioni per il cessate il fuoco che verranno presto presentate all’Ucraina”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “E’ un lavoro in corso”, ha sottolineato, precisando che “sarebbe ora prematuro rivelare dettagli dei colloqui, dal momento che sono in corso e si svolgono a porte chiuse”. L’Ucraina ha sempre posto il cessate il fuoco come condizione preliminare a qualsiasi trattativa concreta, ma finora la Russia ha sempre respinto l’ipotesi, anche a Istanbul dove i colloqui di pace non hanno segnato passi avanti. Perché sul tavolo ci sono innanzitutto le richieste della Russia, già ritenute inaccettabili da Kiev: lo status di neutralità per l’Ucraina, senza possedere armi di distruzione di massa e senza truppe degli alleati di Kiev sul suolo ucraino; la rinuncia alle riparazioni di guerra da entrambe le parti; il riconoscimento internazionale della perdita della Crimea e delle quattro regioni occupate come regioni russe: Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia.
Mosca ha poi fatto sapere che la prosecuzione dei colloqui sarà possibile solo una volta completato lo scambio di prigionieri annunciato dalle due parti a Istanbul. Ad affermarlo è stato lo stesso portavoce presidenziale Peskov: “Ciò che resta da fare è quanto concordato ieri dalle delegazioni. Si tratta, ovviamente, principalmente di scambiare 1.000 prigionieri per 1.000”. Non ultimo, il Cremlino aveva rilanciato dichiarando che un incontro tra Putin e Zelensky è “possibile” a condizione che Mosca e Kiev raggiungano prima “accordi” tra le due parti. Ma ora la palla passa a Trump, che del resto si è sempre detto convinto dell’importanza della sua presenza nei negoziati: “Non credo che un accordo possa passare senza di me… C’è molto odio da entrambe le parti”, ha dichiarato a Fox News. “Ho un ottimo rapporto con Putin. Penso che raggiungeremo un accordo. Dobbiamo incontrarci e penso che probabilmente lo programmeremo a breve”. Ha invece puntato il dito contro il presidente ucraino: “Ho avuto una sessione molto dura con Zelensky. Non ha reso le cose facili e l’ho sempre detto: non ha le carte in mano… si sta confrontando con un esercito enorme”.