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“Sinner è un italiano riluttante”: è polemica per le parole di Augias. La risposta del governatore altoatesino

L'articolo pubblicato da La Repubblica accusa Sinner di essere "un italiano per caso". La dura replica di Arno Kompatscher: "Mi inquieta, non abbiamo imparato che il concetto del popolo unico è ciò che ha contribuito al disastro della prima metà del secolo scorso"
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Un articolo di Corrado Augias, pubblicato venerdì 16 maggio sulle pagine di La Repubblica, ha scatenato una dura polemica. Al centro del dibattito, che ha coinvolto anche gli appassionati di tennis, ci sono sue considerazioni su Jannik Sinner, definito “un italiano riluttante” alla vigilia della finale degli Internazionali di Roma contro Carlos Alcaraz. Non solo: secondo Augias, Sinner sarebbe “un italiano per caso, figlio dell’ambigua situazione di quella città del Trentino-Alto Adige”, come dimostrato dal suo “italiano stentato“. Un’accusa peraltro non nuova per Sinner: già in passato, prima delle due vittorie in Coppa Davis, dei titoli Slam e del numero 1, anche La Gazzetta dello Sport lo aveva criticato duramente per un presunto scarso attaccamento alla maglia azzurra. E l’accusa principale in fondo è sempre la stessa: “Non è italiano”. Una tesi peraltro rilanciata, a mezzo di battuta, anche da un grande ex della racchetta italiana come Nicola Pietrangeli. Si gioca sul suo nome e sulle sue origini: Jannik Sinner da San Candido, anzi Innichen. Si parla di una terra, la Provincia di Bolzano, di cui alcuni scrivono senza sapere nulla della sua storia e dei suoi drammi, delle ferite ancora aperte e dei tentativi faticosi di rimarginarle.

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Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha voluto rispondere ad Augias e a La Repubblica con un lettera, dove ha ribadito che “l’Autonomia è stata una storia di successo, che lo Stato di cui entrambi siamo cittadini pur con cognomi assai diversi, dott. Augias, dovrebbe rivendicare con orgoglio: si tratta infatti di uno dei pochi esempi riusciti di pacifica convivenza etnica e di risoluzione dei conflitti violenti a livello mondiale”. Un modello, scrive sempre il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, che “salvaguarda il diritto di tutti i cittadini di poter tramandare la propria cultura e di utilizzare nella vita quotidiana, oltre che nei rapporti con le Istituzioni, la propria lingua. La maggior parte della popolazione dell’Alto Adige costruisce quindi la propria identità attingendo il meglio da ciascuna lingua e cultura del territorio, pur senza rinunciare alle proprie”. Kompatscher poi conclude: “Mi inquieta, infatti, vedere che ancora oggi non siamo paghi dell’insegnamento che il concetto del popolo unico, di una monolitica identità nazionale, è ciò che ha contribuito in primo luogo al disastro della prima metà del secolo scorso”.

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