Conclave, l’elezione del nuovo Papa in diretta – L’omelia del cardinale Re: “Il mondo si aspetta tanto dalla Chiesa”

“Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”. È l’appello che il cardinale decano Giovanni Battista Re ha rivolto nell’omelia della messa pro eligendo Romano Pontifice, da lui presieduta nella Basilica Vaticana. Questa celebrazione eucaristica dà il via al conclave che dovrà eleggere il 267esimo Papa, il successore di Francesco. Ma non sarà Re, che ha 91 anni e quindi non è elettore, a presiedere le votazioni nella Cappella Sistina, bensì Pietro Parolin, già segretario di Stato, unico vero papabile della vigilia del conclave più social e più numeroso della storia. Sono, infatti, 133 i cardinali elettori, di cui 108 al loro debutto nella scelta del vescovo di Roma, mentre 20 sono al secondo conclave e soltanto 5 alla terza elezione papale. Serviranno 89 voti per sedere sul trono di Pietro, il quorum più alto della storia. Nel 2013 Jorge Mario Bergoglio, con 115 elettori, venne eletto al quinto scrutinio con 85 voti. Otto anni prima, nel 2005, Joseph Ratzinger, anche lui come Parolin unico vero papabile della vigilia e decano del conclave, con lo stesso numero di elettori, venne eletto al quarto scrutinio con 84 voti.
Nella sua omelia, Re non ha usato parole di circostanza, ma ha lanciato messaggi chiari sul profilo che dovrà avere il nuovo vescovo di Roma. Un testo che può essere letto come una sintesi degli interventi delle dodici congregazioni generali dei cardinali che si sono svolte durante questa Sede Vacante. “Il mondo di oggi – ha affermato il cardinale decano – attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future. La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo”.
Un invito a considerare la “fiduciosa attesa” di tutto il mondo, al di là della stretta geografica cattolica, che guarda con grande interesse, attenzione e rispetto all’elezione del nuovo vescovo di Roma: “Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso. Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità”.
Re, inoltre, ha sottolineato che “dai testi liturgici di questa celebrazione eucaristica ci viene pertanto un invito all’amore fraterno, all’aiuto vicendevole e all’impegno per la comunione ecclesiale e per la fraternità umana universale. Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei vescovi col Papa; comunione dei vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ‘casa e scuola di comunione’. È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo”.
Il porporato ha ricordato che “ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa. L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’apostolo Pietro che ritorna. I cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la costituzione apostolica Universi Dominici gregis – ‘tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato’. Nel Trittico romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le ‘somme chiavi’ (Dante) nelle mani giuste. Preghiamo quindi – ha concluso Re – perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità”.