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La Germania spinge per il riarmo: chiesta subito la deroga all’Ue per svincolare la spesa dal Patto di stabilità

Berlino ha richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale per il periodo 2025-2028. Lo scopo è favorire la spesa nella Difesa
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La Germania vuole poter attuare il proprio piano di riarmo da 900 miliardi, ma per farlo ha bisogno di una concessione da parte dell’Unione europea. Per questo, come annunciato da un portavoce del Ministero delle Finanze, ha già chiesto alla Commissione che le spese per la Difesa vengano esentate dai limiti imposti dal Patto di stabilità. “Un aumento della spesa per la Difesa è essenziale – ha detto il portavoce – Pertanto, il 19 marzo, la Commissione europea ha proposto un’attivazione coordinata della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita. Possiamo confermare che la Germania ha richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale (Nec) per il periodo 2025-2028. Ciò consentirà di aumentare la spesa per la difesa nazionale, mantenendo al contempo la sostenibilità fiscale”.

La linea tedesca ed europea sul riarmo è chiara da tempo: servono pesanti investimenti per rimpinguare le scorte degli eserciti europei. L’ultima conferma arriva dalle parole che il presidente Frank-Walter Steinmeier pronuncerà in occasione di un discorso a Bruxelles, anticipato da Frankfurter Allgemeine Zeitung, per i 70 anni dell’ingresso della Germania nella Nato: “C’è un appello alla Germania e noi lo abbiamo sentito. Abbiamo capito. Potete contare su di noi – si legge – Oggi che la guerra di Putin contro l’Ucraina continua a imperversare con forza e gli Stati Uniti mettono gli alleati europei sotto enorme pressione, alla Germania tocca un ruolo chiave. C’è bisogno di un esercito forte non per condurre una guerra ma per evitarla”. E la politica estera ne ha bisogno “non per sostituire la diplomazia, ma per essere credibile”.

Berlino ha fretta e per questo corre, nonostante non sia ancora ufficialmente entrato in carica il nuovo esecutivo sostenuto dalla Grande Coalizione tra Cdu e Spd. Tanto che pochi giorni dopo le elezioni del 23 febbraio scorso, con la Cdu vincitrice, Friedrich Merz, probabile futuro cancelliere, aveva già fatto preparare un piano da 900 miliardi di euro per l’acquisto e la produzione di armi, oltre che la costruzione di infrastrutture. Una cifra monstre che corrisponde al doppio del bilancio federale annuale e che richiedeva una riforma costituzionale sul freno al debito pubblico. Per il via libera del Bundestag, però, era necessario che almeno i due terzi dei parlamentari eletti fosse d’accordo e il nuovo Parlamento, con il boom dell’estrema destra di Alternative für Deutschland e i buoni risultati della Linke, non avrebbe avuto i numeri sufficienti. Nessun problema, però, dato che si è deciso, con l’avallo della Corte Costituzionale, di convocare i parlamentari uscenti e non i nuovi per votare la riforma. Che infatti ha ottenuto la quota di ‘sì’ necessaria.

La volontà tedesca di forzare i tempi è confermata dalle informazioni che arrivano da Bruxelles: “Al momento la Germania è la sola ad aver fatto richiesta di attivazione della clausola nazionale di salvaguardia” per la Difesa, ha confermato un portavoce della Commissione ricordando che la scadenza per la presentazione delle richieste è la fine di aprile ma che, allo stesso tempo, si tratta di una “soft deadline” per i Paesi membri e un minimo ritardo sarà concesso. Dal punto di vista tecnico, ha aggiunto il portavoce, la clausola può essere attivata in qualsiasi momento ma la volontà della Commissione “è che ci sia uno sforzo di coordinamento” tra i 27. Anche Portogallo e Slovenia hanno annunciato pubblicamente di voler ricorrere alla clausola ma “la loro richiesta formale” non è ancora arrivata.

Dal riarmo tedesco non dipende solo la sicurezza del Paese e dell’Europa, ma anche il futuro del settore dell’automotive che vive anni di profonda crisi. Per uscirne, diverse case hanno pensato di riconvertire i propri impianti di produzione al settore della Difesa. Le partnership sono già nate e le catene di produzione sono quasi pronte. Mancano solo le commesse statali che andranno ad aggiungersi ai contratti già firmati. Ma la fretta del governo tedesco lascia pensare che di tempo se ne dovrà attendere poco.

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