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La pista della “guerra delle grucce” di Prato dietro l’omicidio dei due cinesi a Roma

Una delle vittime è imputata in un maxi-processo sulle infiltrazioni nel distretto tessile, dove ora si stanno consumando crimini per il mercato degli appendiabiti. Indaga la Dda
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C’è l’ombra della “guerra delle grucce” dietro l’agguato nel quale sono stati freddati Zhang Dayong e Gong Xiaoqing, ammazzati con sei colpi di pistola alla nuca, lunedì sera, in via Prenestina a Roma. Esclusa l’ipotesi della rapina, i carabinieri del Nucleo investigativo privilegiano la pista legata alla serie di attentati, pestaggi e tentativi di omicidi che si stanno consumando all’interno della comunità cinese, non solo nella zona di Prato. Non a caso, oltre alla procura ordinaria, sul caso indagano anche i pm dell’Antimafia.

C’è infatti un dettaglio non trascurabile nel passato di Zhang Dayong, conosciuto anche con lo pseudonimo Asheng. Il 53enne – vittima di un killer che, coperto da un cappuccio, lo ha atteso nell’androne del suo palazzo in zona Pigneto – è stato già in passato coinvolto in vicende giudiziarie con accuse di reati contro il patrimonio di matrice organizzata. E, soprattutto, è imputato per tentata estorsione in una maxi-inchiesta della procura di Prato del 2018.

In quell’indagine, denominata China Truck, i pm toscani aveva iniziato a ricostruire come le organizzazioni criminali cinesi si fossero infiltrare nel distretto tessile nel tentativo di controllare il redditizio mercato della produzione delle grucce e della logistica. A processo ci sono 58 persone con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura e traffico di droga. A Dayong è contestata una tentata estorsione a vantaggio del capo della sua organizzazione, Naizhong Zhang.

Negli ultimi mesi, nella zona di Prato ma non solo – episodi si sono verificati anche in Spagna – c’è stata una lunga scia di attentati, aggressioni e pestaggi che rientrerebbero in un unico grande disegno legato alla “guerra delle grucce” tra fazioni di criminalità cinese. L’obiettivo è accaparrarsi il mercato degli appendiabiti, che nel più grande distretto del fast fashion d’Europa vale più di 100 milioni di euro all’anno. Ma la faida riguarda anche le spedizioni e la logistica nel settore della moda: un business gigantesco, visto che dal 2023 ai primi sei mesi del 2024 sono state importate dalla Cina merci per quasi un miliardo in mezzo di euro.

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