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Gasp, fine di un’era? La storia con l’Atalanta merita un epilogo diverso

FATTO FOOTBALL CLUB - Niente è per sempre, almeno nel calcio. Ma questa incredibile avventura non deve finire male per forza, nell’insofferenza reciproca di chi non si sopporta più
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Niente è per sempre, almeno nel calcio. Nemmeno le cose più belle, come l’Atalanta di Gasperini: la prima volta in Champions League, la prima finale di Coppa Italia, il primo titolo europeo. E poi record di gol, di vittorie, di piazzamenti, di tutto. Una storia indimenticabile. Forse stavolta siamo arrivati davvero ai titoli di coda.

C’erano già stati dei momenti in cui sembravano ad un passo dal separarsi. Come nel 2021, quando a seguito della rottura clamorosa col Papu Gomez, la proprietà si ritrovò a scegliere fra tecnico e capitano, e puntò ancora una volta sul primo (mai decisione si rivelò più azzeccata, visto ciò che è venuto dopo). Oppure proprio l’anno scorso, dopo il trionfo in Europa League, e allora fu Gasperini a risposare l’Atalanta nonostante le sirene di Napoli. Stavolta è diverso. Lo ha dichiarato lui stesso, annunciando pubblicamente a febbraio che non avrebbe più rinnovato il contratto (che termina nel 2026), aprendo quindi ad un addio già a giugno perché non avrebbe senso rimanere un’altra stagione a scadenza. Ma più delle parole, che possono essere dettate dalla rabbia del momento e se le porta via il vento, contano gli atteggiamenti, le sensazioni. Quella triste insofferenza per la propria compagna quando l’amore è finito, che traspare da ogni parola di Gasperini, emerge nel nervosismo in conferenza stampa che un po’ lo ha sempre contraddistinto ma adesso sta tracimando e inizia a diventare anche spiacevole.

E poi i risultati. Tre settimane fa l’Atalanta si giocava la partita della vita, lo scontro diretto in casa contro l’Inter per inseguire il sogno scudetto. Adesso, sfumato quello, dopo tre sconfitte di fila una più brutta dell’altra, si ritrova risucchiata nel vortice della corsa Champions, nel mirino di Bologna, Juventus e tutte le altre. Ma attenzione perché tutto il girone di ritorno non è stato all’altezza della squadra che ha stupito l’Italia e l’Europa nelle ultime stagioni: in casa non vince da dicembre, dall’inizio del 2025 ha vinto appena 5 partite su 19 disputate in tutte le competizioni. E checché lui ne dica, è fondato il sospetto che proprio quell’annuncio di Gasperini abbia minato la serenità dell’ambiente, inceppato un ingranaggio di quella macchina perfetta. Era un incantesimo che come per magia si ripeteva da nove anni. Adesso forse si è spezzato, definitivamente.

Prima o poi doveva succedere. L’Atalanta è stata Gasperini, e Gasperini l’Atalanta, un binomio inscindibile, unico. Chissà cosa saranno l’uno lontano dall’altra: se la Dea continuerà ad essere lo straordinario prodotto di calcio italiano che è stato durante gli ultimi anni anche e soprattutto grazie alle idee del suo mister, e se lui riuscirà a insegnare calcio anche da un’altra parte. A 67 anni si merita l’ultima occasione in una big che la parentesi nell’Inter post Triplete non è stata. La curiosità c’è, forse da entrambe le parti, ed è giusto andare a scoprirlo.

In mondo ideale, la “last dance” di Gasperini avrebbe dovuto concludersi con il primo, storico scudetto dell’Atalanta. Ma se il titolo sarebbe stato troppo, ci sono squadre oggettivamente più pronte ed attrezzate, nemmeno deve finire male per forza, nell’insofferenza reciproca di chi non si sopporta più, mentre la squadra sbraca in mezzo al campo. I segnali sono pessimi e la classifica preoccupante, a maggior ragione visto il calendario (i nerazzurri dovranno affrontare ancora Bologna, Milan e Roma). Lasciarsi andare adesso significa buttare via l’ennesima grande stagione, con il solo rimpianto della brutta eliminazione contro il Brugge, ma condotta sempre in testa fra le prime tre nonostante le difficoltà del caso, compromettendo anche il futuro (che dipende dalla qualificazione in Europa). Se davvero queste sono le loro ultime partite, l’Atalanta e Gasperini si meritano un finale migliore. Per non rovinarsi l’addio. Non i ricordi, quelli non si devono cancellare.

X: @lVendemiale

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