Cinema

Luca Zingaretti: “I giovani di oggi non fanno più politica perché i politici dicono solo quasi bugie. Il mal di vivere dei ragazzi è superiore al nostro”

L'attore presenta a FqMagazine la sua opera prima da regista “La casa degli sguardi”, tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, al cinema dal 10 aprile

di Andrea Conti

Luca Zingaretti fa il suo esordio alla regia con il film “La casa degli sguardi”, tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, al cinema dal 10 aprile. Il film parla di dolore, di lutto, ma anche della capacità di superare la sofferenza essendo consapevoli che alla fine ci riguarda tutti, che è una condizione umana possibile da vivere e sopportare insieme agli altri. Al centro della storia c’è Marco (Gianmarco Franchini) che ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Luca Zingaretti è il padre di Marco.

Perché per la tua opera prima da regista ha scelto proprio “La casa degli sguardi”?
Quando ho letto ‘La casa degli sguardi’ ho detto ‘ecco, con questa storia, me la sento di fare il grande passo dietro una macchina da presa’. Perché è una storia come quelle che mi hanno sempre toccato quando le ho viste al cinema, quando le ho lette in un libro… È una storia di rinascita.

Cosa ti ha colpito di questo romanzo?
Parla di quella straordinaria capacità che ha l’essere umano di rimettersi si in piedi dopo che la vita l’ha bastonato, anche pesantemente. È il percorso di uscita dal tunnel di un personaggio che si rimette in piedi e torna come diceva qualcuno ‘a rivedere le stelle’.

Come mai il “mal di vivere” dei ragazzi oggi è superiore al nostro?
Perché loro si trovano a dover mettere i radici in un mondo che cambia in continuazione. Quindi queste radici ogni volta devono essere piantate in un modo diverso e in un mondo sempre diverso. Per noi forse è più facile, anche se facciamo più fatica ad abituarci, ma le nostre radici hanno avuto tutto il tempo per radicarsi bene e per crescere. Questo è anche un film sul dolore.

Il dolore è un tema tabù?
Sì. Il dolore dalla nostra società è stato bandito e demonizzato. Sei considerato uno sfigato, se non sei sempre performante, sempre in up. Questo purtroppo è un grosso errore perché il dolore fa parte della vita tanto quanto la felicità. Nietzsche diceva che ‘la gioia e il dolore sono due sorelle gemelle, la stessa materia che si sprigiona in momenti diversi secondo il nostro momento storico’. Quindi, cercare di vivere sempre solo felicemente è un utopia. Senza gioia non c’è felicità e senza felicità non c’è gioia e poi ci si dimentica una cosa fondamentale.

Cosa?
Il dolore porta alla catarsi, che significa rinascere dalle proprie ceneri in qualche modo. Quindi è necessario, a volte, accogliere il dolore e stare nel dolore.

Che padre è Luca Zingaretti?
Un padre ansioso che cerca di stare vicino alle proprie figlie, ma soprattutto cerca di insegnargli che sono delle persone che hanno un valore, come tutte le persone. Cerco di far loro capire che si devono dare valore, devono essere coscienti di questo loro valore, come esseri umani.

I ragazzi di oggi sembrano più attratti da temi come l’ambiente e molto meno dalla politica come mai?
Io sono stato un ragazzo sempre attaccato alla politica, facevo molta politica. Oggi le nuove generazioni non fanno più politica. Credo sostanzialmente perché i politici hanno cominciato a dire solo quasi esclusivamente bugie. E le bugie hanno le gambe corte, quindi te ne accorgi. Poi ne basta una di bugia, perché poi non ti si chieda più nulla.

Secondo un sondaggio diffuso dalla Bocconi i ragazzi sono più orientati a Destra e le ragazze a Sinistra, ti sei chiesto il perché di questa polarizzazione?
Credo che dipenda dal fatto che la Destra dà delle soluzioni più semplici, non necessariamente più semplici, non necessariamente veritiere, ma più semplici davanti a dei temi complessi. La Sinistra fa domande che richiedono risposte molto più complicate. Non voglio andare contro la categoria, ma noi maschetti siamo più semplici e meno articolati delle donne, quindi è più facile per una donna accogliere una risposta articolata che non per un uomo.

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo personaggio Giulio Zagni, il protagonista de “Il Capo Perfetto” di Netflix?
Non posso dire molto perché sono legato ad un accordo di riservatezza. Però credo che l’unica cosa che posso dire è che credo e spero che vi sorprenderà positivamente.

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