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È morto Álvaro Mangino: era sopravvissuto al disastro aereo delle Ande del 1972 con il cannibalismo

La sua storia, insieme a quella degli altri 13 sopravvissuti, ha ispirato il regista Juan Antonio Bayona nel film "La società della neve", candidato agli Oscar

di F. Q.
È morto Álvaro Mangino: era sopravvissuto al disastro aereo delle Ande del 1972 con il cannibalismo

Addio Álvaro Mangino Schmid, uno dei sedici sopravvissuti al tragico incidente aereo sulle Ande del 13 ottobre 1972. Nel febbraio dell’anno scorso, l’imprenditore uruguaiano aveva condiviso una foto dell’ultima volta che era tornato nella Cordigliera e aveva spiegato di soffrire di complicazioni derivanti da una malattia da cui aveva fatto fatica a guarire. La sua storia, insieme a quella degli altri 13 sopravvissuti, ha ispirato il regista Juan Antonio Bayona nel film “La società della neve”, candidato agli Oscar e prodotto da Netflix.

Nato a Montevideo il 31 marzo 1953, Álvaro Mangino si era unito al fatale viaggio verso il Cile grazie a un invito dell’ultimo minuto. Due suoi amici, tra cui il presidente del club, avrebbero dovuto far parte del volo, ma hanno rinunciato all’ultimo per motivi personali. Mangino, inizialmente titubante, è stato convinto dal capitano della squadra, Marcelo Pérez del Castillo, a prendere parte alla spedizione. Quel volo, partito con 45 persone a bordo, si è schiantato contro una parete rocciosa nella Cordigliera delle Ande, a più di 3.600 metri di altitudine. Trentatré sopravvissero all’impatto, ma solo 16 resistettero per 72 giorni nelle condizioni più estreme, tra ghiaccio, fame e freddo glaciale.

Il giorno dello schiavo, Mangino aveva appena 19 anni. Le gravi fratture alla gamba sinistra, tra tibia e perone, lo hanno immobilizzato per settimane. Costretto a passare le giornate in un’amaca improvvisata, Mangino si sottrasse al gelo della montagna. Fu proprio questo gesto a salvargli la vita quando una valanga ha seppellito parte del gruppo. Nonostante la ferita, non si è mai tirato indietro dal contribuire alle attività vitali per la sopravvivenza: sciogliere neve per ottenere acqua, tenere alta la speranza.

Una volta finito il cibo, hanno tentato di sopravvivere usando il dentifricio o il tabacco delle sigarette, ma quando anche queste risorse sono venute a mancare, l’unica opzione che gli era rimasta era quella di cibarsi dei corpi dei compagni di viaggio, deceduti nell’incidente. Lo stesso Mangino descrisse quella decisione come la più ardua della sua esistenza. Riuscì a sopravvivere e, nel dicembre 1972, è stato uno dei primi a salire sull’elicottero dei soccorsi, grazie alla missione disperata di Fernando Parrado e Roberto Canessa. Ha trovato l’amore con Margarita Arocena, con la quale ha avuto quattro figli, e un lungo percorso nel settore commerciale.

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