Cinema

Pupi Avati: “Sono povero, non ho i soldi per comprarmi la casa. Se fossi rimasto a vendere surgelati sarei milionario”

In una lunga intervista rilasciata al "Corriere", Pupi Avati ha spiegato che oggi è materialmente "povero".

di F. Q.
Pupi Avati: “Sono povero, non ho i soldi per comprarmi la casa. Se fossi rimasto a vendere surgelati sarei milionario”

Ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande. In una lunga intervista rilasciata al Corriere, dove vista la crisi produttiva del settore lancia l’ipotesi rivoluzionaria di creare un ministero ad hoc per il cinema, Pupi Avati ha spiegato che oggi è materialmente “povero”. Nell’intervista si parla ripetutamente delle floride ricchezze delle produzioni cinematografiche del passato, oggi appunto in crisi, e l’intervistatore coglie la palla al balzo sostenendo che di soldi Avati ne avrà messi parecchi da parte dopo sessant’anni di cinema. “Macché, sono povero. Se fossi rimasto a vendere surgelati sì, a quest’ora sarei milionario”, ha risposto il regista bolognese. L’intervista che si è svolta in una “casa romana bellissima a due passi da piazza di Spagna” diventa motivo di una nuova domanda: ma allora questa casa è sua? Avati spegne però subito gli entusiasmi: “Altolà. Ci vivo da cinquantacinque anni ma non è mia, sono in affitto. E non l’ho mai comprata perché non ho i soldi”.

L’autore di Zeder ricorda che “ci sono stati anni in cui di soldi ne ho avuti, anni in cui le banche elargivano così tanto credito al cinema italiano che mio fratello Antonio (da sempre il suo produttore, oltre che sceneggiatore, ndr) girava con la carta in titanio dell’American Express”. “Con quella potevi alzare il telefono e prenotare un volo per l’Australia con la cena nel miglior ristorante di Sidney appena atterrato, senza neanche arrivare a domandarti quanto avessi sul conto. I soldi giravano, punto. Ora a stento c’è il bancomat. Le cifre di cui si parla sottovoce fanno paura”, ha concluso.

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