“Cose come quella che è successa a me ti fanno capire quanto vale il tempo quando stai bene”. Spesso ospite di Verissimo, Eleonora Giorgi racconta senza veli e con un’esemplare forza d’animo il suo tumore, diagnosticato casualmente nell’ottobre 2023, durante un controllo per una tosse ostinata. Da allora è iniziato un calvario che non è riuscito a piegarla: “Se c’è una cosa che questo tumore mi ha insegnato è che la vita è una cosa magica che non va sprecata”, ha dichiarato Eleonora. Ma che cos’è questo tumore che difficilmente perdona e che spesso si guadagna gli onori della cronaca? Molti di noi ancora ricorderanno la morte relativamente recente di Gianluca Vialli, e prima ancora toccò a Steve Jobs, Mariangela Melato, Luciano Pavarotti…

Un tumore subdolo
L’adenocarcinoma del pancreas, di cui soffre l’attrice, è la forma tumorale più comune che interessa il pancreas, organo addetto alla secrezione degli enzimi digestivi, di insulina (per ridurre la glicemia) e glucagone (per alzare la glicemia). Il tumore colpisce i dotti, adibiti al trasporto degli enzimi digestivi. Si sviluppa rapidamente, inizialmente senza sintomi o con una sintomatologia aspecifica, come dimagrimento, nausea, dolori alla schiena. Può segnalare il tumore l’improvvisa comparsa di diabete, collegata al malfunzionamento del pancreas e alla mancata produzione di insulina. Altri sintomi sono l’ittero (la colorazione gialla di pelle e occhi), il colore scuro delle urine e quello chiaro delle feci. Ma quando i sintomi diventano evidenti, il tumore può essere purtroppo in una fase avanzata e addirittura metastatizzato: in questo caso non è operabile, e ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dell’8%. Purtroppo solo il 20% dei pazienti può essere operato, e due terzi di essi rischia una recidiva.

Un’emergenza sanitaria europea
Il tumore al pancreas è uno dei big killer dell’oncologia, insieme a polmone, seno, colon retto, il cui tasso di sopravvivenza è però migliore. Nel 2024 un articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, ha indicato l’Europa occidentale come l’area più facilmente a rischio nel mondo per lo sviluppo di questo tumore. Per gli europei si tratta della settima forma tumorale più diffusa e della quarta causa di mortalità: secondo le stime rappresenterà la seconda causa nel 2030. Quanto al nostro paese, il Report “I numeri del cancro in Italia”, curato dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), ci dicono che per il 2024 si stimano 13.585 nuove diagnosi, più o meno equamente suddivise tra uomini e donne.

I progressi terapeutici
Fino a una decina di anni fa, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi era appena del 6-7%. Anche se oggi è cresciuto, attestandosi sul 12%, il dato resta comunque in netta controtendenza con altre forme tumorali, per le quali si assiste invece a un aumento dell’aspettativa di vita. “Un malato metastatico che prima viveva 4-6 mesi, oggi vive nel 50% dei casi almeno 1 anno; un malato con una patologia localmente avanzata che prima viveva 10 mesi, oggi ne vive almeno 20; un paziente che viene sottoposto a intervento chirurgico e che prima viveva 16 mesi, oggi ne vive almeno 32. Purtroppo, però, l’unica cosa che non siamo riusciti ancora a cambiare è la percentuale di guarigione”, afferma il prof. Massimo Falconi – responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia del Pancreas e dei Trapianti dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – sul sito dell’Ospedale San Raffaele.

Il fatto è che il carcinoma pancreatico è aggressivo e di rapida diffusione, si estende facilmente ai tessuti vicini, è resistente alla chemioterapia e tende a recidivare. Insomma, un disastro completo. Oltre a chirurgia, chemioterapia, radioterapia e cure palliative, la terapia può comprendere farmaci bersaglio molecolari e nanotecnologici di ultima generazione. Sono allo studio anche farmaci immunoterapici e marker per la diagnosi precoce in soggetti a rischio, per familiarità con questo tipo di tumore. Ci sono però dei fattori di rischio modificabili che possono contribuire a evitare l’insorgere di questo temibile carcinoma.

Prevenire il tumore pancreatico
Non esiste un vero e proprio screening per il cancro del pancreas, ma qualcosa si può fare in un’ottica preventiva. Dichiara il prof. Alfredo Carrato, coordinatore di Pancreatic Cancer Europe e docente di oncologia all’università spagnola di Alcalá a Madrid, sul sito di medico e paziente: “Penso che lo stile di vita europeo possa giocare un ruolo importante; nella popolazione europea occidentale si riscontrano prevalenze elevate di quelli che vanno considerati fattori di rischio per questo tumore, come obesità, comportamento sedentario, consumo eccessivo di carne rossa, eccessivo consumo di alcol. Oltre ad altri aspetti che includono diabete, abitudine tabagica, pancreatiti croniche e familiarità”.

A tavola, verdure e frutta fresca vanno sempre nella giusta direzione, soprattutto se aiutano a evitare cibi ricchi di grassi e affumicati, che se consumati in eccesso potrebbero, secondo alcuni studi, contribuire al tumore pancreatico. Comunque una dieta sana ed equilibrata aiuta a prevenire diabete e obesità, altri fattori di rischio per lo sviluppo di questa neoplasia. Sotto accusa c’è anche la sedentarietà: secondo gli studi, chi fa attività fisica ha un rischio dimezzato di ammalarsi rispetto a chi è sedentario. Raddoppia il rischio invece il fumo di sigaretta, per altro causa di molte altre malattie. La buona notizia è che chi smette di fumare vede crollare il rischio di carcinoma pancreatico, che dopo una decina di anni torna uguale a quelli dei non fumatori. Insomma, la prevenzione è sempre la carta migliore da giocare.

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