È stato finalmente firmato il contratto nazionale di lavoro delle Funzioni Centrali 2022-2024. Questo rappresenta un momento significativo non solo per gli aumenti contrattuali pari a 165 euro medi, ma anche per l’introduzione di importanti cambiamenti organizzativi che, come Flp, abbiamo fortemente sostenuto. Tra questi l’implementazione del lavoro agile e del lavoro a distanza (coworking e telelavoro), il superamento del principio di prevalenza dell’attività in sede, l’erogazione del buono pasto, la definizione delle priorità di accesso in contrattazione decentrata e la sperimentazione della settimana lavorativa su quattro giorni, su base volontaria.

Queste novità pongono le basi per la discussione del contratto per il triennio 2025-2027, le cui risorse sono già stanziate nella legge di bilancio, permettendo finalmente l’allineamento del rinnovo contrattuale al triennio di svolgimento delle prestazioni.

In questo modo, i lavoratori della Pubblica Amministrazione (Pa) italiana compiono un passo avanti verso il futuro e, al tempo stesso, si avvicinano lentamente agli standard europei. Dico “lentamente” perché colmare il divario non sarà né semplice né rapido. Secondo una ricerca della Flp, infatti, la Pa italiana è il fanalino di coda in Europa sotto molti aspetti cruciali: retribuzioni, digitalizzazione, attrattività per i giovani e qualità dei servizi per i cittadini.

Le retribuzioni medie della Pubblica Amministrazione italiana si attestano a mille euro sotto la media Ue, nonostante un aumento del 23% negli ultimi dieci anni. In particolare, lo stipendio medio dei dipendenti pubblici italiani è di 1.978 euro, contro i 2.973 euro dei colleghi europei, con picchi significativi come quelli della Germania, dove la retribuzione media nel 2024 è stata pari a 4.562 euro, ben 2.584 euro in più rispetto all’Italia.

Questa condizione influisce direttamente anche sull’attrattività per i giovani, che continua a essere una delle principali criticità. Una rielaborazione della Flp basata sui dati del report Ocse “Government at a Glance 2021” rivela che, nelle amministrazioni centrali, la quota di dipendenti tra i 18 e i 34 anni è ferma al 2,5%, posizionando l’Italia penultima tra i Paesi Ocse, dove la media supera il 19%. Solo la Grecia fa peggio con l’1,8%, mentre Paesi come il Giappone raggiungono il 27%. Analizzando i dati Aran, si evidenzia che, su un totale di 3,2 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione italiana, gli under 35 rappresentano il 10,4%, percentuale che scende al 5% per la fascia 18-29 anni. La classe di età più rappresentata è quella tra i 50 e i 59 anni, con il 39,1% del totale, corrispondente a 1,2 milioni di dipendenti.

L’assenza di giovani si riflette anche sulla qualità dei servizi ai cittadini, in particolare nel campo della digitalizzazione, che è fondamentale per semplificare i rapporti con il cittadino e le imprese. Lo studio della Flp che ha analizzato lo stato della digitalizzazione della nostra Pa nei confronti del resto d’Europa evidenzia non solo un ritardo nella digitalizzazione, ma anche una mancanza di interazione efficace tra cittadini e pubblica amministrazione. L’indice Desi, elaborato dalla Commissione Europea per misurare la digitalizzazione dell’economia e della società, infatti, assegna all’Italia un punteggio di 68,3 su 100 per i servizi pubblici digitali destinati ai cittadini, posizionandola al 24esimo posto nell’Ue. Peggio di noi fanno solo Bulgaria, Croazia, Polonia e Romania. Se analizziamo i servizi pubblici digitali per le imprese la situazione non cambia: l’Italia con un punteggio di 76,2, rimane nelle retrovie, superando solo Ungheria, Polonia, Croazia e Romania.

Un dato generale che si riflette direttamente sull’accessibilità digitale della Pa. Secondo un’indagine Confartigianato su dati Eurostat ed Eurobarometro, riletta da Flp, emerge che solo il 41,3% degli italiani interagisce con gli enti pubblici tramite internet, rispetto a una media europea del 54,3%. Inoltre, il 53% degli enti locali (regioni, province, città metropolitane, comuni, Asl, ospedali) possiede un sito internet solo informativo, senza funzionalità di dialogo con l’utenza, e solo il 30% permette pagamenti online sul proprio portale.

Nonostante questi ritardi storici, si registrano segnali positivi di cambiamento. La crescente consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione e il riconoscimento del valore del personale pubblico rappresentano passi fondamentali verso il rinnovamento. Gli investimenti nella formazione del personale e nello sviluppo di piattaforme più accessibili potranno contribuire a colmare il divario con l’Europa, valorizzando il ruolo strategico dei dipendenti pubblici al servizio del Paese.

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