I ribelli del movimento “Marzo 23”, sostenuti dal Ruanda, martedì hanno annunciato un cessate il fuoco unilaterale per motivi umanitari.

La scorsa settimana, in un’offensiva rapida ma a lungo preparata, l’M23 ha conquistato la città chiave di Goma, nella regione orientale del Nord Kivu della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), al confine con il Ruanda. Martedì, in seguito alle richieste internazionali di un corridoio sicuro per gli aiuti e alle centinaia di migliaia di sfollati, i ribelli (sostenuti dal Ruanda anche con 4000 soldati del suo esercito) hanno accettato di interrompere la loro avanzata nella provincia intorno a Goma e nel Sud Kivu.

I ribelli si erano spinti fino a 40 km dal capoluogo del sud Kivu, Bukavu. “Deve essere chiaro che non abbiamo intenzione di conquistare Bukavu o altre aree. Tuttavia, ribadiamo il nostro impegno a proteggere e difendere la popolazione civile e le nostre posizioni”, ha dichiarato in un comunicato il portavoce dell’M23, Lawrence Kanyuka.

L’agenzia sanitaria dell’Onu ha dichiarato che almeno 900 persone sono state uccise negli scontri iniziati la scorsa settimana a Goma. Il conflitto tra i miliziani a maggioranza tutsi, sostenuti dal governo ruandese di Kigali, dura da oltre 30 anni ed è ripreso in maniera attiva da almeno tre anni, in una regione ricca di risorse minerarie e al centro di interessi delle potenze geopolitiche mondiali, dalla Cina all’Unione euoropea.

Dal prossimo venerdì in Tanzania, a Dar es Salaam, si terrà un vertice straordinario congiunto della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e della Comunità dell’Africa orientale (Eac) sul conflitto. La decisione è stata presa dopo un colloquio tra il presidente della Sadc e dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa e il suo omologo keniano e presidente della Eac, William Ruto. Al summit saranno presenti sia il leader congolese Felix Tshisekedi, che all’ultimo appuntamento non si era presentato, sia quello del Ruanda Paul Kagame, che ha smentito senza troppa convinzione il sostegno del suo Paese all’M23, e che considera una priorità il controllo militare dell’area ruandofona a est della Rdc, ufficialmente con l’obiettivo di eliminare i residui del movimento armato Hutu che commise il genocidio del 1994. Al vertice del weekend saranno presenti al vertice e che hanno confermato la loro presenza all’incontro anche il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e quello della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud.

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