C’è un dato che dovrebbe far riflettere, indignare, scuotere: nel 2024 gli italiani hanno speso 47 miliardi di euro per comprare un’auto nuova. Quarantasette miliardi, in un paese che cresce dello 0,5% l’anno, con il Pil negli ultimi due trimestri a zero, mentre il governo continua a tagliare sanità, scuola e welfare perché “mancano le risorse”.
Ma per cambiare macchina, no. Per quello, i soldi si trovano sempre.
Siamo la nazione in più seria stagnazione economica (dopo la Germania, in recessione), con un debito pubblico mostruoso che ci costa il doppio in interessi rispetto a questa follia consumistica (88,3 miliardi di euro, corrispondenti al 4,1% del Pil) ma nulla: la priorità è cambiare Suv. La politica del trasporto pubblico? Assente. La qualità dei servizi? In caduta libera. E mentre Meloni distrae politica e media con attacchi alla magistratura e complotti inesistenti, gli italiani si preoccupano solo di mettersi alla guida di un nuovo gioiellino su quattro ruote.
Per cosa? Per rimanere imbottigliati nel traffico cittadino? Per finanziare le casse di multinazionali che dominano il mercato (non parliamo di Stellantis) senza alcuna strategia di mobilità pubblica alternativa? Per poi lamentarsi di stipendi fermi e inflazione che brucia il potere d’acquisto?
Qualcuno tra gli iper liberisti – o libertari, se esistono in Italia – dirà che i privati fanno quel che vogliono, comprano come gli pare, si indebitino pure (tipo quel disgraziato che si è suicidato per aver perso 200.000 euro in una truffa sulle criptovalute) ma che c’entra il governo? Ah già, però i soldi per la guerra ci sono, ma non per gli ospedali. Il problema non è solo la spesa insensata per le auto. È il contesto in cui avviene. Una nazione in cui il governo taglia i fondi alla sanità, costringendo i cittadini a code infinite per visite specialistiche o a pagare di tasca propria; in cui si investe sempre meno in scuola, istruzione e ricerca, con stipendi da fame per i docenti.
Eppure, quando si tratta di finanziare miliardi di euro in armi e munizioni all’Ucraina, senza trasparenza né dibattito pubblico, il denaro magicamente si trova. Un fiume di soldi secretati – un vero scandalo, unico paese guerrafondaio non trasparente nell’Unione Europea – senza rendicontazione, per una guerra contro la Russia di Putin che Kiev non vincerà mai e che l’Europa continua ad alimentare senza alcuna strategia di pace.
Ma tranquilli, il problema sono le toghe rosse. Ovviamente tutti i media (anche quelli minuscoli, però visibili nelle rassegne stampa), i giornali che appoggiano la destra, ignorano la questione di Meloni e la sua strategia di distrazione di massa. Mentre l’Italia affonda o, proprio ad essere ottimisti, galleggia, rispetto a un vicino come la Spagna che invece vola con il suo +3,2%, Giorgia Meloni è ovunque. Sui social, nei video, in tv, sulle prime pagine, in un’ossessiva operazione di propaganda che neanche Berlusconi nei suoi giorni migliori avrebbe osato immaginare. Attacca, grida al complotto, spara contro il terzo potere dello Stato – la magistratura – con una violenza senza precedenti. Il secondo potere, il Parlamento? Completamente svuotato. Meloni non si degna nemmeno di riferire in Aula sui fatti più gravi, e i suoi ministri – Piantedosi, Nordio, Mantovano – restano in silenzio, tutti sotto inchiesta per il caso Almasri. Un criminale di guerra liberato e accompagnato fuori dall’Italia con un volo dei servizi segreti. Perché? Perché un torturatore libico fa comodo a qualcuno? Perché aveva informazioni scomode sui traffici tra Roma e Tripoli? Nessuna risposta. Solo silenzio e distrazione di massa.
Parliamoci chiaro. Qui sta andando in scena la grande illusione, l’Italia spende e non vede la stagnazione deprimente in cui si trova. I milioni di invisibili e poveri puzzano, poveracci. Chi stenta a dare da mangiare ai figli, chi non arriva alla fine del mese non leggerà mai una riga su Meloni che attacca i giudici, no? Forse gli italiani che acquistano auto nuove non sono colpevoli. Sono solo vittime di un sistema che li ha abituati a vivere nella menzogna di un benessere che non esiste più. Senza arrivare alla solita metafora delle sedie sul Titanic, però guardate, mentre la destra grida al complotto e Giorgia è tentata da elezioni anticipate per approfittare dell’abbrivio, i muri della case mostrano crepe sempre più profonde, e Palazzo Chigi continua a cambiare le tende alle finestre per soddisfare, borghesemente, la classe media meloniana, i trumpiani d’Italia, facendoli sentire a posto con la coscienza.
Spendere 47 miliardi in auto nuove in un anno di stagnazione economica non è solo una questione di edonismo o egoismo. È il sintomo di un popolo che rifiuta di guardare in faccia la realtà, mentre il governo usa ogni trucco per distogliere l’attenzione dai veri problemi. Intanto, gli ospedali chiudono, i salari restano fermi, il Parlamento è un guscio vuoto. Ma chi se ne frega: c’è un Suv nuovo da mostrare ai vicini.