Nella maggioranza dei paesi occidentali i partiti di destra tendenzialmente reazionari conoscono un momento di successo: Trump in America, Meloni in Italia, Le Pen in Francia; ma anche l’AfD in Germania e l’FPO in Austria, il SD in Svezia e così via. I partiti di sinistra invece sono da tempo in crisi, per varie ragioni: l’incapacità di costruire un nuovo modello ideologico dopo il fallimento del regime sovietico e la sfida della globalizzazione dell’economia; le deboli risposte ai problemi causati dall’assorbimento dei migranti, dalla deindustrializzazione, e dai crescenti costi dello stato sociale; etc.

Un fenomeno più recente, che sta ricevendo molta attenzione nella ricerca medico-sociale è l’impatto del Covid-19, e delle misure adottate per il suo contenimento, sulle scelte politiche degli elettori. Poiché nei paesi democratici, al contrario che nella Russia di Putin, le elezioni si vincono o si perdono per lo spostamento o l’astensione di piccole percentuali di elettori, anche fenomeni sociologici che riguardano solo il 5% dell’elettorato possono avere effetti notevoli, e ciò che è stato osservato è che in molti paesi i partiti della destra estrema sono stati l’ultimo rifugio di coloro che rifiutavano il vaccino e le misure di contenimento non farmacologiche.

Questo è vero per tutti i politici e i partiti citati sopra: da Trump a Meloni e a Le Pen, e per l’AFD, il FPO e il SD, etc., che non hanno esitato a svolgere una bieca propaganda contro le misure di controllo adottate nei rispettivi paesi.

Non tutti gli antivaccinisti si sono rivolti ai partiti di destra: in alcuni casi hanno scelto a sinistra, ma hanno privilegiato i partiti più estremisti, anziché quelli più moderati: Sahra Wagenknecht in Germania, come Melenchon in Francia hanno fatto propaganda contro la vaccinazione, raccogliendo un certo successo. Di fatto le misure adottate per contenere il Covid19 hanno spostato gli elettori dal centro verso gli estremi, soprattutto verso la destra estrema, ma in minor misura anche verso la sinistra estrema, o verso posizioni rosso-brune.

Le misure non farmacologiche di contenimento, dai lockdown al green pass sono state molto pesanti e il loro impatto benefico è stato relativamente modesto, giustificato dall’emergenza e dal fatto che della malattia inizialmente si sapeva poco; è comprensibile che abbiano creato un forte malcontento nella popolazione, rivolto a chi si trovava al governo nel momento dell’emergenza. Per contro i vaccini sono stati risolutori ed hanno sostanzialmente quasi azzerato la mortalità, anche se non hanno impedito la circolazione del virus, e il rifiuto da parte della popolazione è ingiustificato e preconcetto, così come la propaganda politica contro i vaccini è criminale: ma in democrazia la maggioranza vince anche quando ha torto.

Se c’è una lezione da imparare in questa storia, mi sembra che sia questa: anche, o forse soprattutto, nel momento dell’emergenza è più importante e utile convincere e cercare la collaborazione della popolazione che costringere. Il tentativo di gestire pandemia col terrore e con la repressione ha contribuito a produrre conseguenze politiche potenzialmente più pericolose della pandemia stessa di cui Trump e Musk sono la manifestazione più drammatica.

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