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Uto Ughi: “Il mio barboncino è morto avvelenato. Tra le grandi sofferenze della mia vita. Quella notte suonai per ore la marcia funebre di Chopin e Beethoven”

Il violinista a 81 anni traccia un bilancio della sua vita artistica e personale

di F. Q.
Uto Ughi: “Il mio barboncino è morto avvelenato. Tra le grandi sofferenze della mia vita. Quella notte suonai per ore la marcia funebre di Chopin e Beethoven”

Il celebre violinista Uto Ughi, oggi 81enne, ha suonato con le più prestigiose orchestre sinfoniche diretto da Maestri come Chung, Giulini, Rostropovich, Mehta e Maazel. Stamattina il Maestro si è esibito in un concerto in Vaticano per il Giubileo. In una intervista a Il Corriere della Sera ha confessato: “Il violino per me? A volte una gran rottura di scatole, se non riesco a suonarlo perfettamente. Altre volte invece avverto l’euforia di una grande conquista. La musica per fortuna non contiene una sola emozione: c’è allegria, tenerezza, dramma. O estasi, come quando mi trovo davanti a una suite di Bach”.

Ma lo strumento e Ughi non si staccano mai, nemmeno in viaggio: “Una volta in America la compagnia aerea mi disse che avrei dovuto metterlo nella stiva. Ho preferito affittare un’auto e guidare per 400 chilometri. I violini sono fragili e sensibili, basta un niente per rovinare il suono, anche un piccolo cambiamento di temperatura o umidità. Il violinista è sempre in apprensione”.

Una famiglia predestinata alla musica: “Papà era amico del primo violino della Scala, a casa venivano musici- sti, facevano dei quartetti. Mia nonna era austriaca e aveva voluto che i suoi figli avessero un’educazione musicale. Per me il violino fu subito passione. Adoravo le opere, Verdi e Bellini”.

Nel tempo libero un inseparabile barboncino nero: “Argo, come il cane di Ulisse. Il mio compagno di giochi. Quando è morto, avvelenato, è stata tra le più grandi sofferenze della mia vita. Quella notte ho suonato per ore la marcia funebre di Chopin e di Beethoven“.

Oltre alla musica il Maestro ha confessato: “Sono stato anche uno sciatore appassionato sulle Dolomiti. Tifoso di Inter e Milan e della Pro Patria di Busto Arsizio. Come ora di Sinner, esempio di virtuosismo nel tennis. Vedere palleggiare Maradona e Pelè era arte, i loro ricami sul campo capolavori di intelligenza”.

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