Carlo Lucarelli presenta a FqMagazine la docu-serie Sky Exclusive “La nave dei folli – Oltre la ragione” dal 20 gennaio su Sky Arte e in streaming su Now. Per gli antichi rappresentavo luoghi in cui condannare a una vita errante chi era considerato pazzo, chi non ubbidiva alle convenzioni sociali, chi era troppo moderno per il suo tempo o le vittime di giochi di potere. Una riflessione sulla neurodiversità che lo scrittore fa in 6 puntate attraverso le vite di sei personaggi del passato: Nerone, Camille Claudel, Robert Schumann, Madeleine Pelletier, Cesare Lombroso e Lev Tolstoj, Giovanna di Castiglia.
Cosa rappresenta per te la follia?
La follia rappresenta tante cose per me, rappresenta sicuramente un punto di vista interessante, perché è un punto di vista eccentrico. Consideriamo qualcosa folle, perché lo consideriamo ‘diverso’. Poi dovremmo anche decidere cosa significhi diverso, pericoloso, spaventoso, negativo… Ma credo che tutto sia riconducibile a quello che va oltre la razionalità.
Nella società di oggi esiste una follia buona e quella cattiva. Dove si nascondono?
Credo che la follia sia un reagire a quello che sta succedendo, alle convenzioni. Questa reazione può essere negativa o positiva. Si può reagire alle convenzioni sociali, cercando di cambiarle, scrivendo delle cose, pensando delle cose, comportandosi in un certo modo e portando portando sulla nostra pelle le conseguenze di quello che stiamo facendo oppure posso uscire con un bastone, perché non supporto più la pressione alla quale mi hanno sottoposto e spaccare la testa del primo incontro. Nel primo caso si viene considerati visionari, folli, uno di quei folli di cui ci piace raccontare la storia, nel secondo caso sono uno di quei folli di cui racconto io, la storia nei miei romanzi e non sono belle storie.
Perché la figura del pazzo spaventa ancora le persone comuni?
Perché ci fa capire che esiste un disagio nel nostro vivere comune. Il pazzo non è quello che una volta veniva considerato semplicemente pazzo, ossa arriva un tizio, scrive in un modo strano, si veste in un modo strano e va in manicomio, salvo poi scoprire che era un geniale artista. Il pazzo significa anche il disagio, significa anche si sta vivendo un disagio.
Qual è la soluzione?
La società deve investire nella salute mentale, per esempio, nell’equilibrio mentale, perché la salute è una sorta di armonia mentale. E questo non lo stiamo facendo. Spaventa questa cosa però perché è diverso, perché mi impone di occuparmi di cose che magari preferirei recludere da qualche parte, dimenticarmi nel seguire gli affari e le piccole cose che mi riguardano, piuttosto che pensare che c ‘è gente che sta male.
I personaggi storici trattati in “La nave dei folli” hanno un comune denominatore quale?
Quello di essere folli, che significa da una parte di essere considerati diversi e centrici e pericolosi rispetto alle convenzioni sociali di quel periodo storico. Dall’altra parte però anche in comune la cosa di essere persone che attraverso quello che fanno, quello che sono, ma anche quello che pensano, che scoprono o che creano hanno comunque una visione diversa del futuro e quindi mettono un po’ in discussione tutto.
Quali tra i personaggi trattati ti ha colpito particolarmente e perché?
Il rapporto tra Lev Tolstoj e Cesare Lombroso perché era era bello. I due si incontrano in modo incredibile, facendo il bagno in un fiume. Lombroso corre il rischio di annegare e Tolstoj ha per la testa alcuni pensieri rispetto a quello che sta succedendo. Questa cosa a me ha molto incuriosito perché non la conoscevo, ma anche perché racconta due mondi diversi che collidono, due grandissimi pazzi!