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“I coreografi ci lanciavano le sedie urlandoci che non eravamo abbastanza magre”. Poi l’amaro aneddoto su Parigi: Eleonora Abbagnato racconta

L'étoile, che da dieci anni dirige il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma – e, tra le righe dell’intervista al Corriere della Sera, lascia trapelare l’ipotesi di lasciare l’incarico – si racconta a cuore aperto

di Francesco Canino
“I coreografi ci lanciavano le sedie urlandoci che non eravamo abbastanza magre”. Poi l’amaro aneddoto su Parigi: Eleonora Abbagnato racconta

Gelosa di Federico Balzaretti? Diciamo che lui non ha amicizie femminili”. Ironizza, ma non troppo, Eleonora Abbagnato parlando del rapporto con il marito, l’ex calciatore che conobbe grazie ad un parrucchiere amico di entrambi, che organizzò una cena per farli conoscere. Ma l’étoile, che da dieci anni dirige il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma – e, tra le righe dell’intervista al Corriere della Sera, lascia trapelare l’ipotesi di lasciare l’incarico – si racconta a cuore aperto, dai grandi incontri della sua carriera, ai coreografi che lanciavano le sedie alle ballerine accusandole di non essere abbastanza magre, all’etichetta di “petite mafieuse” con cui venne apostrofata all’Opera di Parigi.

ELEONORA ABBAGNATO E LA GELOSIA PER BALZARETTI
Nonostante i quasi quattordici anni di matrimonio, Eleonora Abbagnato continua ad essere gelosa del marito, l’ex calciatore Federico Balzaretti. Per meno di un tempo. E ironizza: “Diciamo che lui non ha amicizie femminili”. Forse perché “le tiene lontane”. Poi precisa di non essere una da scenate: “Però quel che sento dentro, dico”, ammette. A farli incontrare fu un amico comune, parrucchiere, ma galeotta fu la pasta col pesce cucinata dal padre della Abbagnato, ex presidente del Palermo calcio. “Io ripartii subito. Lui mi mandò un bellissimo messaggio”. Oggi formano una famiglia allargata molto solida (“Quando l’ho conosciuto avevano un anno e mezzo e tre anni e vivevano con lui. Mi hanno accettata da subito”) e i figli seguono le orme dei genitori. Julia danza – “è molto professionale, attenta. Si vede che è nata nei teatri, le piace stare con gli artisti. Ama questo mondo” – mentre Gabriel gioca a calcio come il padre.

LA DANZA, LA MAGREZZA, LE SEDIE TIRATE DAI COREOGRAFI
Ma nella lunga intervista al Corriere si concentra molto sulla danza. A cominciare dai grandi incontri professionali, come quello con l’iconica Pina Bausch che, a 18 anni, la scelse per la Sagra della Primavera, un ruolo potentissimo che ha poi interpretato all’Opéra per 25 anni. “Era straordinaria, però non ti diceva mai: ‘Brava’. Non ti guardava mai soddisfatta. Andava nei dettagli, ti sfiniva di lavoro”. Indimenticabile anche Carla Fracci, che le suggeriva di non alzare troppo la gamba: “Carla quando ti amava, ti amava. Ascoltavo ogni cosa mi dicesse”. Ma la Abbagnato ha lavorato anche con il leggendario Roland Petit, il quale quando non era sufficientemente in forma, glie lo diceva apertamente: “Lo prendevo come stimolo. Ma era difficile sentirselo dire”. Ma altri coreografi facevano di peggio, ammette la ballerina: “C’erano coreografi che ci lanciavano le sedie urlandoci che non eravamo abbastanza magre”. Oggi le cose sono molto cambiate, tanto che all’Opera di Roma i ballerini dell’Accademia sono supportati da psicologi e nutrizionisti del Gemelli: “Il metodo che c’era prima era sicuramente sbagliato”, dice senza mezze misure la Abbagnato.

QUELLA VOLTA CHE LA CHIAMARONO “PETITE MAFIEUSE”
Poi c’è spazio per un aneddoto amarissimo, che la riporta indietro a quando era un’adolescente e volò a Parigi per studiare alla scuola dell’Opéra, dove si distinse da subito per il talento e le doti artistiche che le spianarono la strada per una carriera leggendaria. Al termine degli esami, la madre di una sua compagna di corso la apostrofò come “petite mafieuse”: “Avevo 14 anni e quando sei piccola non sai cosa pensare. Mi dissi che magari mio papà lo era mafioso e io non lo sapevo… fu destabilizzante. Mi tenevo dentro tutto, ero italiana ed ero da sola. Ma ero anche forte, le mie radici mi hanno reso capace di affrontare ogni cosa. Negli anni ho rafforzato il carattere e questo piaceva ai coreografi che mi affidavano ruoli importanti”.

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