La Cassazione ha annullato con rinvio al Tribunale del Riesame l’ordinanza cautelare che aveva disposto l’interdizione dai pubblici uffici di Luca Sammartino, attuale deputato della Lega all’Assemblea regionale siciliana ed ex assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione. L’ex vice di Renato Schifani è accusato di due presunti casi di corruzione che riguardano il Comune di Tremestieri Etneo (in provincia di Catania) nell’ambito dell’inchiesta “Pandora”. Il 16 luglio scorso il Riesame aveva rigettato l’appello presentato dai legali di Sammartino contro la sospensione disposta dal gip. La quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, però, ha annullato il provvedimento e sarà adesso un altro collegio a dovere decidere.
Oggi esponente di spicco della Lega in Sicilia (ma con un passato prima nell’Udc, poi nel Pd di Matteo Renzi, quindi in Italia Viva e infine nel Carroccio) Luca Sammartino si è dimesso sia da vice governatore che da assessore regionale all’Agricoltura dopo la notifica della sospensione. Nell’ambito dell’inchiesta – che tratta anche presunte infiltrazioni della criminalità organizzata – Sammartino è stato rinviato a giudizio il primo ottobre scorso, insieme ad altri 10 imputati. La prima udienza del processo si terrà il 14 marzo del 2025 davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania. Si tratta del terzo guaio giudiziario per Sammartino, già imputato in due processi per corruzione elettorale: in un caso è accusato di aver promesso dei favori in cambio di voti a Girolamo Brancato, boss del clan mafioso dei Laudani.
Nell’ultima indagine, invece, sono due i presunti casi di corruzione a lui contestati dalla Procura. Il primo è di avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e ora in Forza Italia, totalmente estranea all’inchiesta. Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura, uno in servizio e l’altro in aspettativa, che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e bonificato da eventuali cimici la sede della sua segreteria che era in uso anche della sua compagna, la deputata nazionale della Lega Valeria Sudano, all’epoca dei fatti senatrice, e che ha fatto nascere dei contenziosi per l’utilizzo delle intercettazioni in quei locali di cui si è occupata anche la giunta delle Immunità parlamentari di Palazzo Madama.
Sammartino, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, ha sempre contestato le accuse. “Affronterò con serenità tutte le fasi successive all’odierna decisione ribadendo la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati e rinnovo la mia fiducia nei confronti della magistratura“, ha commentato oggi dopo la decisione della Cassazione.