La casa automobilistica cinese Chery, per cui si è parlato anche di possibili investimenti in Italia, ha iniziato ad utilizzare gli stabilimenti abbandonati dai produttori occidentali in Russia. Tra i siti “occupati” anche quelli che erano di Mercedes, Volkswagen e Nissan. Qui vengono assemblate le vetture destinate al mercato russo. Lo riporta l’agenzia Reuters.

Dopo il ritiro marchi europei, le case cinesi hanno rapidamente scalato posizioni nel mercato russo, di cui ora detengono una quota vicina al 50%. Ulteriore segnale della crescente presenza cinese in Russia e del rafforzarsi dei legami tra i due paesi. Chery, a cui è riconducibile il 20% delle nuove auto vendute in Russia, importa automobili quasi finite e ora completa l’assemblaggio direttamente nel paese. La casa cinese non ha rilasciato dichiarazioni in risposta alle domande di Reuters sull’assemblaggio in Russia. Mosca, dal canto suo, sta aumentando le tasse sulle auto importate, incoraggiando le case automobilistiche straniere a localizzare la produzione entro i suoi confini.

I piani di espansione globale di Chery prevedono che l’azienda entri in più di 60 nuovi mercati nei prossimi tre anni. Nelle fabbriche russe vengono completati in particolare il Suv Tiggo e i modelli Exeed. Nello stabilimento di San Pietroburgo, venduto dalla giapponese Nissan allo Stato russo alla fine del 2022, si costruisce la Tiggo 7 che verrà rinominata Xcite X-Cross 7. Un portavoce della Nissan ha rifiutato di commentare. Xcite ha vinto il premio “miglior nuovo marchio” della Russia in una cerimonia di premiazione dei Suv svoltasi fine settembre.

Chery, insieme a marchi di sua proprietà come Exeed e Omoda, ha quasi quadruplicato le sue vendite di auto nuove in Russia, a poco più di 200mila veicoli nel 2023. Il vice governatore della regione di Kaluga, vicino a Mosca, Vladimir Popov ha dichiarato che lo stabilimento locale, che apparteneva a Volkswagen, quest’anno produrrà 27mila auto.

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