Gli spari dell’esercito di Israele contro due basi italiane e i quartier generale della missione Unifil, lungo il confine con il Libano, provocano una ferma condanna internazionale. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in conferenza stampa a palazzo Chigi, non usa giri di parole: “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra, si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale, non giustificate da alcuna ragione militare”, attacca Crosetto.

Crosetto: “Attacco intenzionale. Non prendiamo ordini da Israele” – Per il ministro della Difesa italiano non si è trattato “di un errore né di un incidente quindi abbiamo bisogno di avere spiegazioni reali nei tempi più rapidi possibili”. Crosetto spiegando che “sono stati colpiti mezzi e telecamere di sicurezza, ma nessun italiano è coinvolto nell’attacco”, sottolinea che “non esiste la giustificazione di dire che le forze armate israeliane avevano avvisato Unifil che alcune delle basi dovevano essere lasciate”. Per questa ragione, continua il ministro, “ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano“. “Non possiamo tranquillizzare. Non si tranquillizza nessuno in una situazione di questo tipo. , ha aggiunto Crosetto.

Israele: “Unifil si sposti di 5 km” – Quasi in contemporanea arrivano le parole dell’ambasciatore israeliano all’Onu: mentre il ministro Crosetto ricorda che Italia e Onu non prendono ordini da Tel Aviv, Israele vuole che la forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite si sposti: “La nostra raccomandazione è che l’Unifil si sposti di 5 km (3 miglia) a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell’aggressione di Hezbollah”, afferma l’ambasciatore Danny Danon in una dichiarazione. Un portavoce dell’Unifil ha dichiarato al sito di notizie Walla, ripreso dal Times of Israel, che la forza multinazionale di mantenimento della pace nel Libano meridionale ha respinto la richiesta israeliana di evacuare le postazioni lungo il confine tra Israele e Libano.

Riunione dei Paesi europei che contribuiscono a Unifil – Intanto Francia e Italia riuniranno i Paesi europei che contribuiscono a Unifil a seguito dell’attacco che ha causato il ferimento di due Caschi blu indonesiani. La riunione, annunciata dal ministero della Difesa francese, si svolgerà in videoconferenza ed è stata decisa nel corso di un colloquio fra il ministro francese Sébastien Lecornu e quello italiano, Guido Crosetto. Oltre Francia e Italia, gli altri paesi europei che contribuiscono all’Unifil sono la Spagna e l’Irlanda.

Tajani: “Aspettiamo le scuse e le spiegazioni” – “La situazione certamente è di grande pericolo, è inaccettabile quello che è accaduto nei giorni scorsi e quello che è accaduto anche stamani dove sono rimasti feriti due soldati indonesiani. E qualche giorno fa è stato sparato un colpo da un cannone contro un muro di cinta della base dove ci sono gli italiani”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Tg2 Post: “Il dato positivo – ha aggiunto – è che è stata aperta un’inchiesta. Noi ora aspettiamo le scuse e le spiegazioni da parte del governo israeliano”.

Borrell: “Atto inammissibile” – Dall’Europa la condanna è unanime. “Un’altra linea è stata pericolosamente superata in Libano: i bombardamenti dell’Idf contro le forze di pace dell’Onu di cui si conosce la posizione. Condanniamo questo atto inammissibile, per il quale non esiste alcuna giustificazione. L’Ue ribadisce il suo pieno sostegno all’Unifil e alle sue truppe nella missione che le è stata affidata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha detto l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell.

Usa: “Siamo preoccupati” – In serata è arrivata anche la reazione degli Stati Uniti. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, si è limitata a dire che gli Usa sono “preoccupati per gli spari contro l’Unifil” in Libano, precisando tuttavia di non avere “abbastanza informazioni” sui fatti. “Gli Stati Uniti si aspettano che tutte le parti, inclusa Israele, rispettino la sicurezza del personale Onu in Libano“, ha detto l’ambasciatore americano all’Onu, Robert Wood, nel suo intervento al Consiglio di sicurezza. “Siamo stati chiari: la soluzione diplomatica tra Israele e Libano lungo le linee blu è l’unica”, ha sottolineato. L’ambasciatore americano ha anche precisato che “la chiave è anche che il Libano condanni l’Iran e Hezbollah”.

Spagna: “Violazione gravissima” – Il governo spagnolo ha condannato “con fermezza” l’attacco condotto dall’esercito israeliano. Per il ministero degli Esteri di Madrid “gli attacchi contro le operazioni di mantenimento della pace costituiscono una violazione gravissima del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza” che stabilisce il mandato dell’Unifil. Sulla stessa linea si è espresso il ministro degli Esteri, Jose Manuel Albares, in un messaggio sui social: “Israele ha l’obbligo di proteggere le forze di mantenimento della pace delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Albares, confermando che “i soldati spagnoli stanno bene”. La Spagna ha più di 650 soldati impegnati nella missione nella Linea Blu in Libano.

Francia: “Attendiamo spiegazioni” – La Francia ha fatto sapere di “attendere spiegazioni” da Israele. Lo ha affermato il ministero degli Esteri a Parigi. “La protezione dei Caschi blu – ha sottolineato il Quai d’Orsay in un comunicato – è un obbligo che si impone a tutte le parti in conflitto”. Parigi, conclude il comunicato, “condanna tutte le violazioni della sicurezza dell’Unifil”.

Irlanda: “Non può essere tollerato” – Il premier irlandese, Simon Harris, si è detto “profondamente preoccupato”. Aprire il fuoco contro le forze di pace “non può mai essere tollerato o accettabile”, ha dichiarato dopo la notizia del ferimento di due peacekeeper. Anche le Forze di Difesa irlandesi prestano servizio presso l’Unifil. “Il casco blu indossato dalle forze di pace delle Nazioni Unite deve essere sacrosanto”, ha poi affermato. “Essi prestano servizio per conto della comunità internazionale in alcuni dei luoghi più difficili del mondo. Non sono combattenti e il loro ruolo deve essere sempre rispettato”.

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