La Russia programma di schierare aerei e navi nei Caraibi: pura propaganda, però ‘estote parati’

Non è un romanzo di fantageopolitica, è realtà quotidiana. Le agenzie di intelligence americane sospettano che il governo di Cuba abbia da poco approvato sbarchi di navi e mezzi della Russia sull’isola comunista. Catalizzatore: un incidente dell’anno scorso, quando un sottomarino nucleare americano attraccò alla base navale di Guantanamo Bay, irritando parecchio il regime di Miguel Díaz-Canel.
Ma la notizia è un’altra: la Russia ha in programma, nelle prossime settimane, di schierare aerei e navi da combattimento nel Mar dei Caraibi, proprio in quell’area, a poche miglia dalle coste statunitensi.
Si apre un altro fronte, lontano dall’Europa? No, le manovre pianificate dal ministero della Difesa della Federazione Russa non vanno considerate un atto di guerra contro Washington. Nessuna rappresaglia in risposta al massiccio intervento, a suon di decine di miliardi e migliaia di armi e missili inviati all’Ucraina da Stati Uniti e alleati. Mosca farà esercitazioni militari, certamente simboliche, con Miami sullo sfondo.
Propaganda, pura psyops (psychological operations), simmetrica al marketing bellicista abitualmente praticato dall’Alleanza Atlantica. Basti ricordare che solo poche settimane fa la Nato ha inscenato la più grande esercitazione militare in Europa dalla Guerra Fredda, “Steadfast Defender”: 41.000 soldati di 32 Paesi membri e cinquanta navi da guerra, nei territori tra Polonia, Germania e Paesi baltici, per simulare una risposta rapida in caso di attacco da parte della Russia (che Putin si guarda bene dal realizzare). Le esercitazioni militari russe, al confronto, saranno ben poca cosa.
Eppure, nei Caraibi la Nato non c’è, e non c’entra. Per cui manovre congiunte aeree e marittime nell’emisfero occidentale da parte della Russia sono, in effetti, un chiaro messaggio a Washington. L’amministrazione Biden, affogata fino al collo su fronti con potenziale di escalation quotidiana in Israele e in Ucraina, il presidente in balìa di evidenti segni di declino cognitivo, non sembra al momento preoccupata per il dispiegamento di aerei e navi russe a poche miglia dalla Florida.
“Tattiche di comunicazione” di Mosca, le definisce il Pentagono. Appunto una psyops, a fini domestici, così da mostrare al popolo russo le capacità di proiezione militare di Mosca anche lontano, andando a sfruculiare l’America sotto al suo ombelico.
Eppure, come ho raccontato nel mio libro Terza Guerra Mondiale, da tempo vari rumor sotterranei circolano, soprattutto in America Latina, da cui si può intuire come queste esercitazioni caraibiche russe potrebbero avere una valenza diversa. Fonti latinoamericane evocano la costruzione da parte della Russia di installazioni militari in Venezuela, la nazione con le più grandi riserve di petrolio del mondo (ma anche paese fallito in mano al mediocre Nicolás Maduro). Voce peraltro ripresa, varie volte, dai media statali di Mosca, sempre ad uso e consumo interno.
Obiettivo possibile: ospitare bombardieri strategici russi in grado di attaccare gli Stati Uniti continentali con un volo di appena qualche centinaio di chilometri da Caracas. Altro particolare: una delegazione del governo di Cuba, poche settimane prima dell’invasione dell’Ucraina, nel gennaio 2022, volò a Mosca in missione, per discutere di una possibile installazione di missili della Federazione Russa a L’Avana. Allora veramente la storia si ripete? Biden e Putin come Kennedy e Krusciov, nell’ottobre 1962, a un soffio dalla guerra nucleare?
Sempre nelle prime settimane del 2022, la Pravda diffuse la sorprendente notizia – ignorata dalla stampa occidentale – di un sottomarino nucleare russo dotato di armi atomiche appena al largo della costa orientale degli Stati Uniti.
Pubblicata sul sito dell’organo di stato moscovita con il titolo ‘Sottomarino russo con 160 testate a bordo emerge al largo delle coste statunitensi’, il dispaccio recitava così:
Il sottomarino nucleare russo del progetto Borey, che porta a bordo sedici missili balistici Bulava, è apparso inaspettatamente al largo delle coste degli Stati Uniti, causando serie preoccupazioni a Washington. Ognuno dei missili in servizio con il sottomarino può trasportare fino a dieci testate nucleari. Questo ha creato un pericolo estremamente serio per gli Stati Uniti, dato che i militari americani non sono stati in grado di tracciare il sottomarino nucleare russo (…). Un sottomarino di questa classe può distruggere la maggior parte del territorio degli Stati Uniti d’America in pochi minuti. I sottomarini nucleari russi saranno in grado di pattugliare costantemente le acque vicino alla costa degli Stati Uniti nel caso in cui la Russia decida di costruire una base navale a Cuba o in Venezuela, come hanno detto in precedenza i rappresentanti del ministero degli Esteri russo.
Che dire? Senza retorica, né parteggiamenti, ognuno faccia le proprie considerazioni. E tragga le opportune conclusioni. Una confessione finale devo farla: valutando gli scenari impliciti a queste informazioni, mi è venuto in mente il motto scelto dal massone Lord Baden Powell per gli scout, di cui da ragazzo facevo parte (degli scout, non della massoneria): “Estote parati”. Già, dobbiamo essere preparati. Ma con l’obiettivo di non farci manipolare dalle trame dei padroni del mondo che controllano il complesso militare-industriale (cit: Ike Eisenhower). L’esatto contrario.