Tante cose belle, tante cose brutte, tante cose inutili, ma ben infiocchettate. Il Salone del Mobile è questo. Al telefono, un espositore con le mani nei capelli: “Per me è come se fosse già finito”. Ma mancano ancora tre giorni, si aspetta il pienone dei pienoni per il fine settimana. Troppa gente in giro, troppo caos creato dai salonisti. Non sono addetti ai lavori, sono quelli a caccia del cocktail e del finger food a sbafo. Esiste addirittura un sito aggiornato giorno per giorno dove scroccare una bollicina. A Palazzo Clerici per l’installazione Porsche c’è la fila della fila per ’na tazzulella e’ cafè. Fila per tre tulipani appassiti, cadeaux di Gucci. Palazzo Litta in un solo giorno 15mila ingressi. Troppi.

Poi ci sono le oasi felici. Come il giardino dell’Otium in via Tortona, solo una mezz’ora di fila (vabbè era il primo giorno) e entri in una macchia mediterranea che ti rapisce subito. I divani Nardi per i dehors in Polipropilene e Fiber Glass, ovviamente eco/sostenibili, sono invitanti per una pausa dal delirio. Nella sala del tè, offrono tisane alla buccia di rosa canina e bacche di sambuca. Cuffiette in testa e si ascolta la favola del boccaccesco Decameron. Nessuna schioda, la fila fuori si ingrossa.

È un’esperienza totalmente immersiva l’Oasi Zegna in via Savona. Il fil rouge, pardon green, parte da lontano. Dal 1929 quando il visionario Ermenegildo Zegna piantò il primo albero all’ombra delle Alpi Biellesi vicino al lanificio. In America si buttavano giù dai grattacieli per il crollo della Borsa e lui già immaginava un futuro di foresta, mille metri di dislivello con panorama unici, 100 km², grande tre volte e mezzo Central Park. L’occasione è anche la presentazione del libro Born in Oasi Zegna e delle nuove aiuole di Piazza Duomo ufficialmente donate alla città di Milano.

Mentre il sindaco Sala aspetta che qualche altro benefattore si occupi della buche della città (vergogna), abbiamo visto la Madonna in gesso, colorata pop, smerlettata e versione punk, realizzata con materiali 3D da RKF. Dal sacro al profano, i giapponesi lo venerano come un luogo di culto, Wim Wenders ci ha fatto un film, le Ceramiche Dolomite mettono il gabinetto al centro di un’installazione catturante The Unusual Usual, mentre il lavabo interno argentato (bellissimo), l’argento è il simbolo dell’acqua, celebra oggi La Giornata della Terra.

Valextra lancia la Spa della borsa, per una sua remise en forme, il modello un po’ sciupato dagli anni viene affidato a sapienti mani artigianali e ritorna rinvigorito.
Versace apre le porte di Palazzo Versace in via Gesù 12, casa milanese della Maison e sede storica del suo Atelier, per presentare la nuova collezione Versace Home e raccontare alcune delle storie che si sono svolte nel Palazzo attraverso un’esperienza audio-immersiva dal titolo Versace Home: If These Walls Could Talk. Entrare a Palazzo Versace significa immergersi nell’immaginario del brand e nel suo lifestyle.

Da Hermès la fila comincia un’ora prima dell’apertura delle porte: alla Pelota si gioca sull’ambiguità tra ciò che è passato e ciò che è attuale, l’oggetto Hermès non ha età, trascende il tempo. In un viaggio che racconta il brand attraverso l’accostamento di materiali grezzi – mattoni, pietre, ardesie, legno, terra compattata – simile al disegno di una casacca. Fortemente emblematica del patrimonio culturale della Maison, la giubba da fantino, con i suoi motivi geometrici e colorati, ispira la realizzazione di articoli di pelletteria e capi tessili. La nuova poltrona Diapason d’Hermès e le lampade aeree, ispirate ai codici equestri del volteggio e il servizio da tavola Tressages equestres, sono un manifesto di leggerezza/chic.

Google si era fatto notare alla Design Week 2023 con l’installazione Shaped by water. Per l’edizione 2024, torna nella stessa location di via Archimede e la trasforma con un progetto diversissimo e altrettanto potente, co-creato da Ivy Ross, VP Hardware Design. La mostra s’intitola significativamente Making sense of color e protagonista è proprio il colore. Al cooking show della Luxury Cucine Scic, le più belle del reame, che portano la firma del team creativo Karl Lagerfield, si drinkeggia con calici di cristallo Rosenthal tempestati di sbertuccianti diamanti. Lunga vita alla Design Week. Le cifre sono da boom… 300mila fino ad oggi. Ma il troppo fa sboom.

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San Carlo, teatro di scontri e di liriche: sublime Anna Netrebko

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