Cinema

Carlo Verdone a FqMagazine: “A Sangiovanni ho scritto un messaggio da papà, anche io ho avuto attacchi di panico. Un modo per non perdere la battaglia c’è? Sì, non partecipare alle battaglia”

La terza stagione di “Vita da Carlo” ruoterà attorno all'evento più importante della musica e della tv italiana. A Carlo Verdone viene proposta la direzione artistica e la conduzione del Festival di Sanremo. FqMagazine ha visitato il set ambientato a Sanrem

di Andrea Conti

Il Festival di Sanremo è tornato per una settimana a risplendere per le vie della città ligure a marzo. Non è una fake news ma è quello che è accaduto realmente grazie alla terza stagione di “Vita da Carlo”. Carlo Verdone, nei nuovi episodi in arrivo entro fine 2024 su Paramount+, vestirà i panni del direttore artistico e conduttore con Ema Stokholma del Festival. L’attore e regista conosce molto bene la kermesse perché ha fatto parte della Giuria di qualità nel 1999 e, tra gli altri, al suo fianco c’era addirittura Amadeus. Luigi De Laurentiis con Verdone e il co-regista Valerio Vestoso, in un incontro stampa a Sanremo, hanno presentato il nuovo progetto. “A Roma, in un teatro, – ha rivelato Vestoso – abbiamo ricostruito il palcoscenico con 50 elementi dell’orchestra, le scalinate, molte piante a far da cornice. Al Teatro Ariston abbiamo girato tutto il backstage”. Nel cast anche Gianna Nannini, Gianni Morandi, Zucchero e Nino D’Angelo che saranno “gli incubi notturni nella testa di Carlo”. La serie è dedicata alla memoria del giornalista Ernesto Assante e l’attore Luis Molteni, recentemente scomparsi. Carlo Verdone a FqMagazine ha tracciato un bilancio delle riprese della serie.

E se ti proponessero il timone del Festival di Sanremo 2025?
Lo dico subito. Non è per me. Amadeus, Paolo Bonolis, Fabio Fazio, Carlo Conti e altri conoscono bene la macchina televisiva. Io non ne sarei in grado. È un territorio a me sconosciuto. Mi sono tolto lo sfizio sul set ed è stato divertente.

Come ti sono sembrate le canzoni dell’ultimo Sanremo?
Ho sentito poca autorevolezza, troppa leggerezza, qualche ‘furbacchioneria’ mirata al grande pubblico. Non ho ascoltato una canzone bella con un po’ di coraggio dentro. C’era più un ‘buttiamola li che questo piace al pubblico’.

Non salvi proprio nessuno?
Mi è piaciuto Irama.

Com’è nata l’idea di ambientare “Vita da Carlo” a Sanremo?

Stavo girando il finale della seconda stagione con Valerio Vestoso. Mi hanno proposto questa idea e io ho risposto ‘ma siete pazzi? È un argomento talmente enorme e importante’. C’era anche il problema della storia e della comicità con tutte le dinamiche familiari da tirare fuori in mezzo, mia figlia che sta per partorire, mia moglie, la governante con un bel retroscena.

Poi cos’è successo?
Dopo una settimana di ragionamenti ho dato l’ok. Non è stato facile abbiamo dovuto chiedere tante informazioni a persone che hanno partecipato Sanremo, l’hanno organizzato e che conoscevano il meccanismo per non scrivere stupidaggini e non tralasciare nulla,

Che Festival di Sanremo vedremo in “Vita da Carlo”?
Soprattutto il dietro le quinte, la preparazione. Un Festival originale e diverso che dura due ore e mezzo massimo con la musica al centro. Una commissione a valutare 500 brani, formata anche da Roberto D’Agostino, un mio vecchio amico.

Come conosci D’Agostino?
Da ragazzi andavamo nelle cantine a sentire i gruppi Anni 60 ed è stato sempre molto curioso, conosce mille locali e artisti…

Non hai riscontrato nessuna difficoltà ad interpretare il direttore artistico?
Tantissime difficoltà. I primi guai iniziano quando qualche cantante importante manda un brano che poi riteniamo sia una merda. Io da direttore artistico non scendo a compromessi perché voglio essere onesto fino in fondo. Voglio una kermesse con poche prediche e monologhi con la musica che piace a me. Quando dico di no succede un casino e incominciamo già male (ride, ndr).

Il risultato finale quale sarà?
Nonostante i mille guai il Festival avrà un suo successo e riuscirà a rompere qualcosa e a dar un po’ di brio alla manifestazione.

Co-protagonista della scorsa stagione è stato Sangiovanni che ha annunciato di ritirarsi per la salute mentale. Vi siete sentiti?
In qualche modo avevamo previsto tutto questo nella seconda stagione. Se la rivedete trovate tutto. Dopo aver letto le dichiarazioni mi sono sentito di scrivergli un lungo messaggio molto affettuoso e molto paterno, dandogli dei consigli.

Quali?
Gli ho scritto: ‘stai attraversando questo tuo momento, non ti devi abbattere oltremisura ma soltanto stare fermo. Un modo per non perdere la battaglia c’è? Sì, non partecipare alle battaglia. Non ascoltare troppi consigli, come quando uno va a sentire mille medici. Quando ritroverai la forza e le energie ripartirai. Poi gli ho anche detto altre cose personali.

Cosa ti ha riposto?
Mi ha ringraziato tanto e mi ha detto che mi ha sentito vicino come fossi stato un padre.

È successo anche a te di ritrovarti travolto dagli eventi?
Sì, quando ho avuto il grande successo a ‘Non stop’ proprio perché ho sentito che la mia vita stava cambiando. Sono arrivati il successo e la popolarità e – da timido quale ero – ho pensato che non avrei più avuto una vita personale. Quello che stavo vivendo era, in qualche modo, una violenza.

Come ne sei uscito?
Ho avuto per un anno attacchi panico penso e ne sono uscito fuori da solo. Lo psicanalista mi aveva detto: ‘Carlo non c’è nulla da psicanalizzare, ma è la paura del domani e del futuro. Mettiti alla prova cercando i luoghi che ti fanno venire il panico. Devi cercare di tornare a casa e dirti: non sono morto’. È stata dura, ma poi ce l’ho fatta. Sono arrivati “Un sacco bello”, “Bianco Rosso e Verdone”… Non ho più avuto gli attacchi di panico.

State già pensando alla quarta stagione di “Vita da Carlo”?
Sì e mi piacerebbe occuparmi dei giovani, mettermi davanti a loro come fossi un maestro che può insegnare un lavoro. Ne sento l’esigenza.

Come li vedi i giovani di oggi?
Provo molta tenerezza per loro perché è un momento drammatico dove è difficile fare figli, perché gli stipendi sono quello che sono, la coppia deve lavorare per andare avanti e se ci mettiamo di mezzo anche un figlio… È complicato se non hai un genitore che ti aiuta. Vedo un futuro all’orizzonte opaco, da Medioevo.

I social rappresentano l’alternativa?
Certo, ci sono diversi lavori che sono venuti fuori dai social ma, secondo me, non fanno altro che confondere le idee di questi ragazzi. Lo vedo dai giovani che abbiamo assunto per il set. Sono alla prima esperienza ma quando entrano nel team avvertono molta disciplina e imparano a prevenire i problemi del domani e dopodomani. Quando entrano a far parte di una squadra cambiano, diventano bravi ed efficienti. Ne rimango molto colpito.

Stai già pensando a un film per il cinema?
Sì. Mi è arrivata una suggestione sul tema dell’amore e della rappresentazione della mia generazione. Ci sto pensando, non posso dire di più.

Cosa ne pensi della sconfitta agli Oscar di “Io Capitano”?
Il film di Garrone è bello, ha un messaggio importante. Ma io ho visto il film che ha vinto ‘La zona d’interesse’ e non gli si può dire nulla. Diciamo che siamo capitati in una cinquina e in una annata assai difficile.

Carlo Verdone a FqMagazine: “A Sangiovanni ho scritto un messaggio da papà, anche io ho avuto attacchi di panico. Un modo per non perdere la battaglia c’è? Sì, non partecipare alle battaglia”

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