La forzatura di Matteo Salvini alla fine ha portato i sindacati a una desistenza di fatto senza però abbassare i toni dello scontro. A causa della precettazione decisa dal ministro dei Trasporti, Cgil e Uil hanno scelto di ridurre a 4 ore, nel solo settore dei trasporti, lo sciopero in programma venerdì. Un passo indietro? Certamente, ma dettato dall’esigenza, hanno spiegato i leader Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, di “tutelare” i lavoratori. A causa della precettazione, infatti, chiunque avesse deciso di scioperare al di fuori dell’orario imposto da Salvini – cioè dalle 9 alle 13 – avrebbe rischiato “sanzioni economiche e penali”, hanno spiegato i due segretari generali. Multe salate da pagare: tra i 500 e 1.000 euro. “Siamo persone responsabili e facciamo i conti” con la precettazione, ha detto Landini.

Tuttavia i due sindacati hanno spiegato che a loro avviso le motivazioni della precettazione “sono prive di fondamento” e “fuori dalla legge 146” sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, quindi “stiamo verificando se ci sono le condizioni e se valuteremo opportuno impugnare il testo”, ha sottolineato il segretario della Cgil. “Ad oggi c’è un motivo in più per scendere in campo: quello di difendere per tutti il diritto sacrosanto a esercitare il diritto allo sciopero che è un diritto della democrazia”, ha aggiunto il numero uno della Cgil dopo il pugno duro usato da Salvini, sulla scorta della decisione della Commissione di garanzia nominata da Camera e Senato a giugno. Una mossa, quella della precettazione di uno sciopero generale indetto dai sindacati confederali, che non ha precedenti nella storia della Repubblica.

Il ministro dei Trasporti – che si è detto “soddisfatto” della riduzione – si è intestato la battaglia dalla scorsa settimana, alzando il livello dello scontro ben prima del pronunciamento del Garante degli scioperi. Giorni di alta tensione durante i quali non è stato spalleggiato da altri componenti del Consiglio dei ministri né dalla premier Giorgia Meloni. La lettura di Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, è di un “silenzio totale” da parte della presidente del Consiglio che “indica che è d’accordo con Salvini, altrimenti cancellerebbe la precettazione come fatto anche da Renzi”. La premier ha poi parlato, nelle ore successive, di una decisione “condivisa” nel governo e presa sulla base di una delibera di “un’authority indipendente”.

Per Landini si tratta di un “attacco senza precedenti” al diritto di sciopero: “Non è che prendiamo atto della precettazione solo per tutelare i lavoratori ma pensiamo che sia l’inizio di una mobilitazione che non si fermerà e non accetteremo ulteriori interventi di questa fatta”, è stato l’avviso del leader della Cgil. “Siamo nel pieno di una schizofrenia totale che è bene che tutti vedano: buona parte delle ragioni dello sciopero riguarda argomenti come le pensioni o gli extraprofitti”, ha continuato Landini. “Ma gli stessi che parlavano di queste cose”, ha sottolineato il segretario, riferendosi al ministro Salvini e alla premier “sono gli stessi che hanno precettato lo sciopero e negato un diritto” ai lavoratori.

“Siamo davanti ad un atto che, nella storia del nostro Paese, dal dopoguerra in poi non è mai avvenuto. Il diritto di sciopero è un diritto individuale e oggi viene messo in discussione, è un attacco forte”, ha rimarcato il leader sindacale. Quindi, per Cgil e Uil, “questa è una ragione in più per confermare le mobilitazioni” territoriali dal 17 novembre al 1° dicembre “perché difendiamo questo diritto sacrosanto che è anche un diritto della democrazia”.

Bombardieri ha invece rimarcato che “il governo non ci fa paura, se lo pensa sbaglia: otterrà l’effetto contrario”. E ha sostanzialmente bollato come una fake news il mantra della Lega secondo cui i leader sindacali starebbero portando avanti la battaglia perché pronti a scendere in politica: “Non c’è nessuna intenzione di candidarci alle Europee. Sta cominciando un’opera di delegittimazione. Nessuno dei due ne io ne Landini ne ha l’intenzione è risponderemo agli attacchi colpo su colpo”.

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