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Olimpiadi e pista da bob, piuttosto che l’ennesimo spreco meglio andare a Innsbruck

Olimpiadi e pista da bob, piuttosto che l’ennesimo spreco meglio andare a Innsbruck
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“Sulla pista da bob, skeleton e slittino ci siamo riservati circa 48 ore per decidere, al fine di ottenere le informazioni e i dati che serviranno a chi dovrà prendere la decisione. Perché noi diamo indirizzi politici, poi a prendere la decisione tecnica sarà una società che si chiama Simico“. Lo dice il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Quattro anni dopo l’assegnazione dei Giochi invernali a Milano-Cortina, siamo a questo punto. “Il piano B – aggiunge – è nelle opzioni”. E ancora: “Ci sono offerte anche di località straniere. Valuteremo tutte le opzioni, con la lucidità e la freddezza necessaria. Quelle straniere non sono le prime scelte”.

Frasi di circostanza, perché questa pista da bob a Cortina sembra proprio che non s’ha da fare. La grande opera necessaria per le Olimpiadi invernali del 2026 in Italia si sta trasformando in una figuraccia internazionale. Giuseppe Pietrobelli per ilfattoquotidiano.it lo scrisse in tempi non sospetti, i lavori per il bob non prevedevano una semplice ristrutturazione della vecchia pista Eugenio Monti: erano complessi, avrebbero distrutto ettari di bosco, sarebbero costati molto più dei 60 milioni di euro inizialmente previsti ed erano già in grande ritardo. Inoltre, rischiavano di partorire una struttura inutile una volta terminati i Giochi, come successo per l’impianto di Cesana dopo Torino 2006.

Adesso il conto totale della pista da bob è arrivato a 124 milioni e il tempo è sempre meno, tanto che nessuna impresa vuole sobbarcarsi la costruzione dell’opera. Così si sono svegliati tutti, pure il governo ha capito che serve un’alternativa. Sempre ilfattoquotidiano.it però già a gennaio aveva scritto che c’è a disposizione la pista di Innsbruck: sono in progetto dei lavori di rinnovamento, ma sarà pronta in tempo e farebbe risparmiare all’Italia decine di milioni di euro. Certo, fare un pezzo di Olimpiadi all’estero non è bello. Ma in questa situazione bisogna pensare al male minore. Prima di correre il rischio di avere l’ennesima cattedrale nel deserto pagata con soldi pubblici.

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