Due puntini, segnati in rosso in un cronoprogramma lungo nove pagine, agitano i peggiori incubi di Giovanni Malagò, presidente del Coni, di Andrea Varnier, amministratore delegato di Fondazione Milano Cortina 2026, e del commissario straordinario di governo Luigivalerio Sant’Andrea, ad di Infrastrutture Milano Cortina. Il primo punto cade sulla data del 15 novembre 2024, il secondo sul 15 novembre 2025. Il primo indica il giorno in cui dovrà essere ultimata la pista da bob “Eugenio Monti” (con impianto di refrigerazione funzionante), per consentire l’avvio dei collaudi parziali da parte delle federazioni internazionali. Il secondo puntino marca il completamento di tutta l‘opera, così da renderla disponibile all’appuntamento a cinque cerchi del febbraio 2026. Se quelle due date saltano, salta anche l’Olimpiade di bob, skeleton e slittino, almeno a Cortina. Con la conseguenza di ripescare un piano B, con dirottamento delle gare a Innsbruck, in Austria, e conseguente figuraccia planetaria dell’Italia. Una soluzione che i vertici politici e sportivi da anni dicono che non si verificherà mai.

Una questione di numeri
È tutta una questione di numeri e di condizioni atmosferiche. I documenti dimostrano che l’impresa è quasi impossibile, a meno che non si moltiplichino le energie umane, tecniche ed economiche. Ma in questo caso il costo di 124 milioni complessivi (senza Iva) lieviterebbe ancor di più. Per arrivare a novembre del prossimo anno mancano 13 mesi, per arrivare al novembre 2025 ne mancano 25. Il cronoprogramma, che è datato 26 giugno 2023, indica che sono 13 i mesi di lavoro necessari per rispettare la prima scadenza, mentre sono 27 quelli richiesti per la seconda. È chiaro che qualcosa non torna. Siamo già in una fase senza ritorno, anche perché i lavori in montagna risentono dell’andamento climatico, basta una stagione troppo nevosa o fredda perché tutto si fermi Per non parlare dei periodi di Natale-Capodanno o delle tre settimane cruciali di agosto, quando Cortina è invasa dai turisti e non sarà facile far convivere Porsche e Ferrari con camion e ruspe. Eppure in questo momento siamo al “punto zero”, nel senso che non è ancora stato piantato un chiodo nel cantiere ai piedi delle Tofane. Finora è stata solo eliminata la vecchia pista “Eugenio Monti”, ma non è ancora stato tagliato nessuno dei larici secolari nei 7 ettari e mezzo che saranno interessati all’intervento, né sono stati avviati i lavori preliminari. Infatti non è stata ancora individuata l‘impresa che dovrà occuparsene. L‘asta pubblica è andata deserta e così a fine luglio Sant’Andrea ha dovuto inviare le lettere di invito a una decina di imprese costruttrici, aprendo la fase della negoziazione senza gara.

Si aprono le buste
Si attende con ansia il 20 settembre quando si saprà chi ha risposto. In pole position ci sarebbero We Build, la stessa impresa del Ponte di Messina, e Pizzarotti. Fossero loro le prescelte, magari in cordata, dovrebbero aprire i cantieri il primo ottobre. E già sarebbero in ritardo. Ma è impossibile che ce la facciano per quella data. Infatti, le offerte arriveranno mercoledì 20 settembre. Poi sarà nominata una commissione che dovrà analizzare i documenti, attribuendo i punteggi che terranno conto di eventuali ribassi rispetto alla base d’asta di 81 milioni 600 mila euro (ma la spesa complessiva dell’investimento è di 124 milioni), della manodopera impiegata (in più turni) e degli aspetti tecnici. L’analisi sarà più facile se vi sarà una sola offerta, in ogni caso la procedura richiederà almeno una decina di giorni. E saremmo già ad ottobre. Quanto tempo impiega un’impresa, seppur di notevoli dimensioni, ad avviare un cantiere in una realtà territoriale di montagna? I più ottimisti ritengono che ciò possa avvenire in un altro paio di settimane. E così ci avviciniamo pericolosamente a novembre, quando il tempo non ci sarà più, a meno di raddoppiare i turni e lavorare a ritmi “cinesi”. Se i cantieri apriranno il primo novembre 2023, la fine della prima fase dei lavori cadrà a dicembre 2024, l’ultimazione addirittura a gennaio 2026, un mese prima delle Olimpiadi.

Da M13 a M27
La scansione del cronoprogramma ha un andamento implacabile. Sono previsti 807 giorni complessivi che arrivano al ventisettesimo mese (M27) da inizio lavori. Le fasi sono tre. La prima (durata 90 giorni) riguarda i lavori preliminari che comprendono i rilievi e la creazione del modello, la demolizione dell’edificio del bob bar (20 giorni) e la preparazione del cantiere (50 giorni) con lo sbancamento dell’area, la demolizione della casa del custode, lo smantellamento di un parco giochi per bambini, il trasporto del materiale. Inizia poi la “Macrofase A” della durata di 435 giorni, che arriva a M13. Prevede la risoluzione delle interferenze con reti luce, acqua, gas e fogne (170 giorni) e la realizzazione della viabilità pubblica (170 giorni) con sbancamenti, impermeabilizzazione, trasporto materiali, piattaforma stradale e illuminazione pubblica. Tra il primo e il secondo mese avverrà l’importante disboscamento delle “essenze erboree interferenti con la nuova infrastruttura di progetto” che richiederà 30 giorni di tempo. Significa che una parte di bosco scomparirà per sempre. Nella stessa Macrofase, 392 giorni saranno dedicati alla realizzazione della pista vera e propria. Il solo elenco delle singole operazioni (fino all’undicesimo mese) dimostra quanto importante sarà l’intervento: creazione di paratie con pali e micropali, sottofondazioni, fondamenta ed elevazioni, reti impiantistiche. Il tutto è suddiviso in 15 segmenti di pista. Per realizzare il corpo della pista saranno necessari 272 giorni (da M5 a M13), con un lavoro suddiviso in 26 sezioni che prevede di piantare casseri, tubazioni, strutture orizzontali e verticali, pilastrini oscillanti, il tutto con uno “spritz” di cemento. Non è tutto. L’impianto di refrigerazione richiede 395 giorni. La costruzione di tre partenze (uomini, donne, junior) e arrivo (al grezzo) 420 giorni.

Collaudi, copertura, finiture
Tutto dev’essere pronto per i collaudi parziali della pista e della refrigerazione, che avverranno nel quattordicesimo mese (per 35 giorni). La formazione del ghiaccio richiederà 30 giorni. Solo allora si potrà procedere alla pre-omologazione e alla omologazione vera e propria. È il primo, inevitabile sbarramento. Sono poi 562 i giorni necessari per creare la imponente viabilità carrabile e pedonale a servizio della pista, nonché i parcheggi. Si dovrà quindi coprire la pista, come richiesto dal Cio. Operazione che richiederà 352 giorni (da M8 a M19) per la struttura portante in acciaio, i rivestimenti solari, le protezioni fuoriuscita bob, coperture in lamiera. Nella “Macrofase B” (382 giorni) si interverrà con le rifiniture delle tre partenze, dell’arrivo, del bob-bar, parcheggi, area spettatori e opere a verde (120 giorni per queste ultime). Il tutto per arrivare al 15 novembre 2025, ventisette mesi dopo l’avvio dei lavori. Se si comincia a ottobre 2023, il fine opera è nel dicembre 2025; se si comincia a novembre 2023 si arriva a gennaio 2026. Le Olimpiadi iniziano il 6 febbraio 2026 e terminano dopo 17 giorni, il 22 febbraio.

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