Il lungo viaggio verso il cimitero di Castelvetrano è durato 12 ore. Il carro funebre con la salma di Matteo Messina Denaro è partito da L’Aquila poco dopo le 19 di martedì 26, ha risceso lo stivale fino a Villa San Giovanni, dove ha preso il traghetto per arrivare in Sicilia alle 4.20 del mattino. L’ultimo viaggio dell’ex boss di Cosa Nostra, catturato a gennaio dopo 30 anni di latitanza, è proseguito, dunque, verso la città natale. A Castelvetrano, di fronte al cimitero, gli uomini della Mobile di Trapani sono arrivati intorno alle sei del mattino, quando ancora era buio. Alle 7.20 sono arrivati, invece il fratello, Salvatore Messina Denaro e le sorelle Bice e Giovanna (le uniche due non in carcere: Rosalia e Patrizia sono, invece, detenute) e due nipoti. Alle 8.10 è arrivato il feretro, seguito in macchina dalla figlia Lorenza Messina Denaro e la nipote, Lorenza Guttadauro. Nessuna cerimonia, così come voleva il boss, che è stato tumulato nella cappella di famiglia dove c’è anche il padre Francesco, morto latitante nel 1998. Un eventuale funerale non sarebbe comunque stato autorizzato dalla prefettura. Così, l’ultimo saluto all’ultimo boss stragista è durato pochissimo. Dopo meno di un’ora i parenti del boss, arrivati al cimitero per l’ultimo saluto, sono andati via. Si chiude così la vita dell’ex latitante, arrestato lo scorso 16 gennaio mentre andava nella clinica privata La Maddalena, per curare un tumore al colon. Le cure oncologiche sono proseguite in carcere ma il boss – che aveva scoperto il cancro di cui era affetto a novembre del 2020, quando già aveva formato metastasi al fegato – era già in fase terminale. Le sue condizioni sono peggiorate lo scorso 8 agosto, quando è stato ricoverato, sempre in regime di 41 bis, all’ospedale de L’Aquila. L’epilogo, a 61 anni, dopo trent’anni di latitanza è avvenuto alle prime ore del mattino, lo scorso 25 settembre, senza che Messina Denaro si sia mai pentito: “Non collaborerò mai”, aveva detto ai magistrati di Palermo subito dopo l’arresto. E così è stato.

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