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Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale Talarico condannato in Appello per corruzione elettorale. Cade l’aggravante mafiosa

Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale Talarico condannato in Appello per corruzione elettorale. Cade l’aggravante mafiosa
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La condanna resta anche se la Corte d’Appello di Catanzaro ha riqualificato il reato da scambio elettorale politico mafioso a corruzione elettorale semplice: un anno e 4 mesi di carcere (e pena sospesa). Si è concluso così, in secondo grado, il processo per l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex assessore al Bilancio Francesco Talarico.

Nel 2021 l’esponente dell’Udc era stato coinvolto nell’inchiesta “Basso Profilo” coordinata dalla Dda di Catanzaro che aveva chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare degli arresti domiciliari per Talarico, inizialmente indagato anche per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Per questa accusa nel primo processo, celebrato con il rito abbreviato, l’ex assessore regionale è stato assolto ma riconosciuto colpevole, e condannato a 5 anni di carcere, per quanto accaduto alle elezioni politiche del 2018 quando era candidato nel collegio di Reggio Calabria e secondo gli inquirenti ha “letteralmente svenduto il suo futuro incarico, mettendo in relazione faccendieri, soggetti di palese estrazione ndranghetista con un parlamentare europeo”. Il riferimento è al segretario nazionale dell’Unione di Centro Lorenzo Cesa, indagato pure lui in un primo momento dalla Dda di Catanzaro che poi, nei suoi confronti, ha chiesto l’archiviazione.

Al termine del secondo processo, nonostante la richiesta di condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione avanzata dalla Procura generale, la Corte d’Appello ha riconosciuto solo la corruzione elettorale semplice ma non il contesto mafioso in cui il reato, stando sempre all’ipotesi accusatoria della Dda, sarebbe stato commesso. Per i pm che avevano coordinato le indagini, infatti, il politico calabrese sarebbe stato appoggiato dalla cosca De Stefano tramite il consulente di Invitalia Natale Errigo (che ha scelto il rito ordinario), che sarebbe imparentato con alcuni esponenti della famiglia di ‘ndrangheta, e tramite il reggino Antonino Pirrello. Anche quest’ultimo, titolare di un’impresa di pulizie con commesse in enti pubblici, condannato in primo grado a 4 anni di carcere, si è visto ridurre la pena a un anno di reclusione per corruzione elettorale semplice.

Così come per l’ex assessore Francesco Talarico il quale, in attesa che la Cassazione decida se rendere definitiva la condanna, continuerà a percepire un vitalizio di 6200 euro lordi al mese per i quasi 15 anni al “servizio” della Regione Calabria.

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