di Monica Valendino

Il libro del generale Vannacci, se non fosse stato preso dalla politica come fonte di discussione in mancanza di soluzione per i problemi veri del Paese, sarebbe da bollare semplicemente come una riflessione da bar, di quelle che si dicono ma che non significano nulla. Troppo semplicistica la visione e spesso intrinseca di superficialità ed arroganza, oltre che di una buona dose di ignoranza.

Peccato per la risonanza, ma visto che dobbiamo parlarne per evitare una diffusione di idiozia a macchia d’olio, allora più che spiegare è bene suggerire.

Al generale e ai suoi seguaci prima di tutto un buon libro, come “La scoperta dell’America e la questione dell’Altro” di T. Todorov. Il filosofo bulgaro affronta la questione dell’Altro attraverso l’ottica dell’incontro e della comunicazione interculturale. La sua analisi è improntata a un approccio umanistico, che pone al centro l’individuo e la sua capacità di comprendere e relazionarsi con gli altri, cosa che oggi manca come il pane. L’Altro, per Todorov, rappresenta l’entità diversa da se stessi, portatrice di valori, credenze e visioni del mondo differenti.

Nella filosofia teoretica che Todorov porta avanti, la prima domanda da porsi è “cos’è un confine”. Molti, tra i quali anche probabilmente Vannacci, risponderebbero tutto tranne quello che realmente è: una convenzione. Fatta da uomini per opportunismo e per convenienza. Essere anticonvenzionali significa voler superare i confini, di qualunque forma e sostanza siano fatti.

Quando il generale parla di pensiero unico viene quasi da sorridere. Poiché il fatto che abbia potuto esporre la sua versione della vita (diffondendola a dismisura grazie all’ottusità politica) è già la prova che esistono per fortuna più modi di vedere il mondo. Per cui si può parlare di pensiero dominante (figlio della democrazia che genera il pensiero per l’appunto comune) al quale ci si può opporre con idee non offrendo un nuovo pensiero dominante.

Tornando a Todorov, uno dei suoi concetti chiave è quello di “ospite”, che va oltre il mero senso di appartenenza a un’identità nazionale o culturale. L’ospite è colui che incontriamo, che arriva da una realtà differente, e che ci costringe a confrontarci con il nostro stesso modo di vedere il mondo. Questo incontro, secondo Todorov, è un’opportunità per arricchire la propria visione del mondo, mettendo in discussione gli stereotipi e aprendo la strada alla comprensione reciproca.

L’Etica dell’Incontro: superare i preconcetti, ecco il vero obiettivo. Nel pensiero di Todorov e non in quello di Vannacci evidentemente, l’etica dell’incontro con l’Altro è fondamentale per superare i pregiudizi e per creare spazi di dialogo autentico. L’incontro con l’Altro richiede apertura mentale, disposizione all’ascolto e al confronto, nonché la volontà di superare gli stereotipi che possono condizionare la nostra percezione delle diverse culture. Solo attraverso questo tipo di incontro è possibile instaurare relazioni sincere e costruttive.

Di certo se ci si basa sulla “razza italica che ha migliaia di anni” si ha qualche problema. Storico e scientifico, visto che il più grande studio di genetica della popolazione italiana pubblicato su Science Advances ne analizza in maniera sistematica la distribuzione della variazione genetica, rivelandone l’incredibile eterogeneità. La ricerca ha anche messo in luce la presenza di un contributo genetico mai evidenziato prima, frutto di un processo di espansione delle popolazioni dal Caucaso e dall’Africa all’Italia circa 4.000 anni fa.

Per cui finiamola. O parliamo dei veri problemi dei cittadini (disoccupazione, caro vita, salari bassi) oppure il generale e i suoi si leggano Todorov, magari accompagnandolo con opere provenienti da diverse culture, per aiutarlo a comprendere le prospettive altrui e ad aprirlo a nuove modalità di pensiero.

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