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Suleman Dawood, il figlio del miliardario a bordo del Titan sperava di entrare nel Guinness: “Voleva risolvere il cubo di Rubik a 3700 metri di profondità”

Il 19enne ha accompagnato il padre nell'impresa a bordo del sommergibile, dove ha trovato la morte: a svelare alcuni dettagli sono la madre e la zia

di F. Q.

Era “terrorizzato” e non era per niente convinto di voler partecipare all’avventura nel sommergibile insieme al padre, l’uomo d’affari pachistano Shahzada Dawood: tuttavia Suleman Dawood, il diciannovenne morto a bordo del Titan, è partito lo stesso, in un viaggio in cui sperava di risolvere il cubo di Rubik a 3700 metri di profondità, e che invece gli è costato la vita. Dopo l’implosione del sottomarino dell’Ocengate, emergono nuovi dettagli sulle storie dei passeggeri a bordo: tra tutte, ha suscitato particolare scalpore proprio quella di Suleman, il figlio diciannovenne del magnate pachistano appassionato del relitto del Titanic.

A svelare qualche retroscena inedito è stata dapprima Azmeh Dawood, la zia del ragazzo, nonché sorella del miliardario, nel corso di un’intervista alla Nbc, e successivamente anche la madre del giovane, Christine Dawood. A quanto pare, a detta della zia, nei giorni precedenti alla traversata nell’oceano, il ragazzo, studente all’Università di Strathclyde a Glasgow, nel Regno Unito, era molto spaventato e riluttante e avrebbe declinato volentieri l’offerta di partire in compagnia del padre per perlustrare il relitto del Titanic. Tuttavia aveva deciso di prendere parte all’impresa superando le sue paure, con l’unico obiettivo di rendere felice suo padre, un grande curioso e appassionato del transatlantico, soprattutto per fargli un regalo in occasione della festa del papà (che nei paesi anglosassoni si festeggia il 18 giugno).

Secondo quanto riportato dal Corriere inoltre, che ha raccolto le parole delle madre del 19enne, Suleman era anche un grande appassionato del cubo di Rubik: a dire la verità un vero talento, visto che aveva raggiunto un tempo di risoluzione di 12 secondi. Il giovane nutriva anche l’ambizione di entrare nel Guiness dei Primati in quanto primo uomo a risolvere il cubo a 3700 metri di profondità. La Dawood ha anche aggiunto che inizialmente doveva essere lei l’accompagnatrice del marito nell’impresa, che era stata poi annullata per via della pandemia: al momento della riorganizzazione del viaggio la donna aveva poi deciso di cedere il posto a suo figlio.

Nel corso dell’intervista la madre del 19enne ha dichiarato di aver perso le speranze “Quando abbiamo superato le 96 ore. Invece mia figlia ha sperato ancora fino alla chiamata della Guardia Costiera. Quando in pratica ci hanno informato di aver trovato detriti”. La donna era infatti a bordo del Polar Prince, la nave di supporto del sottomarino, insieme all’altra figlia. La vedova adesso si è riproposta di riprendere le attività del marito: “Era coinvolto in così tante cose, ha aiutato così tante persone e penso di voler davvero continuare quell’eredità, è molto importante anche per mia figlia”. E ha anche promesso che, insieme alla figlia, cercherà di finire il cubo di Rubik, proprio in onore di Suleman.

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