Il fumo arriva improvvisamente a coprire lo skyline di New York che diventa irriconoscibile e quasi spettrale. Quello che avevo fotografato il giorno prima dal roof di casa, nitido e spettacolare, il giorno dopo con la coltre grigia che la copre, diventa giallastro e cupo. Anche il verde di Central Park, da sopra il terrazzo del 23esimo piano è diventato triste.

Tutto è triste. Il sole rossastro non conforta. Anzi. È come sentirsi dentro un ambiente ovattato. Il fumo entra dentro le case, gli ospedali e le scuole.

Il Mayor, Eric Adams, invita a limitare le uscite e a usare le mascherine. Lo ascoltano, perché improvvisamente tutti ritirano fuori quelle stoffe colorate finite ormai in fondo ai cassetti. La vita viene interrotta. Le gite degli studenti rinviate. Tutto si ferma e si guarda l’orizzonte per sapere se il Canada sia riuscito a sconfiggere i 50 e passa incendi o se la situazione ancora, come purtroppo dicono, sia fuori controllo.

Non è la prima volta del fumo a New York. Anche quando bruciarono i migliaia di alberi in California, lo videro arrivare. Un nemico subdolo che ti toglie la vista e il respiro. Ti senti in trappola e non sai come uscirne. Meglio mantenere la calma.
Oggi sembra vada meglio. Ma chissà….

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