Nove righe da inserire nel decreto Enti Locali per cancellare la riforma Bonafede (Spazzacorrotti) e tornare alla legge Orlando. Quindi non più la prescrizione bloccata definitivamente dopo il primo grado (con il meccanismo dell’improcedibilità introdotto da Marta Cartabia) ma sospesa per 36 mesi, 18 in Appello e 18 in Cassazione, per consentire al processo di andare avanti. Con il rischio che molti processi che stanno andando avanti muoiano sotto i colpi della mannaia della vecchia prescrizione che si applicherà anche retroattivamente. È questo l’obiettivo di un emendamento presentato dal deputato di Azione, Enrico Costa, nel decreto Enti Locali in discussione in commissione Affari Costituzionali della Camera. La norma stuzzica la maggioranza di destra che già a fine anno aveva approvato un ordine del giorno proprio di Costa per cancellare con un tratto di penna la legge Bonafede sulla prescrizione.

L’emendamento è stato presentato da Costa, deputato iper-garantista di Azione che ormai vuole puntellare la maggioranza sui temi della Giustizia, ed è stato scritto con uno stratagemma per essere omogeneo con il decreto Enti Locali che, tra le altre cose, proroga una serie di scadenze. Costa quindi lo ha presentato sotto forma di proroga. In primis, il deputato centrista chiede che le norme sulla prescrizione in vigore al 31 dicembre 2019 (la legge Bonafede è diventata effettiva dall’1 gennaio 2020) vengano prorogate fino al 31 dicembre 2028. Non solo: l’emendamento prevede che le novità introdotte dalla norma dell’ex ministro della Giustizia del M5S – cioè lo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado – vengano sospese fino al 2028. In questo modo, martedì sera il presidente della Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano (Forza Italia) ha considerato ammissibile l’emendamento.

L’emendamento, avendo carattere “sostanziale”, avrebbe anche una funzione retroattiva: se dopo il 2020 la prescrizione è stata bloccata dopo la sentenza di primo grado, con questa norma tornerebbe a correre aggiungendo potenzialmente tre anni (dal 2020 al 2023) per far scattare la mannaia.

Una proposta che potrebbe incontrare il favore della maggioranza di destra. Il 28 dicembre scorso, infatti, i partiti che sostengono il governo Meloni avevano votato alla Camera un ordine del giorno firmato proprio da Costa e dai deputati di Italia Viva/Azione per chiedere di eliminare la legge Bonafede e tornare subito alla legge Orlando. L’ordine del giorno impegnava il governo “a predisporre, con una rivisitazione organica, il ripristino della disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla legge 3/2019”, cioè la Spazzacorrotti di Bonafede. Adesso Costa prova a stringere i tempi.

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