In metà delle carceri italiane non c’è neanche l’acqua calda, in alcuni istituti non funziona nemmeno il riscaldamento. Soprattutto, ci sono strutture dove nelle celle i detenuti vivono con meno di 3 mq calpestabili a testa. L’effetto principale di un sovraffollamento reale del 119%: in Europa solo Cipro e Romania hanno tassi maggiori di quello italiano. È quanto denuncia Antigone che oggi a Roma presenta il suo XIX rapporto sulle condizioni di detenzione, dal titolo ‘È vietata la tortura‘. Nel 30% degli istituti visitati non c’erano spazi adeguati per le lavorazioni, nel 56,7% le celle erano senza doccia ed in tre istituti (Fermo, Messina e Lecco) non c’erano nemmeno gli spazi per la scuola. Mentre nel 25,8% degli istituti visitati non c’era un’area verde per colloqui nei mesi estivi.

A fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti, si legge nel rapporto di Antigone, i detenuti presenti nelle nostre carceri al 30 aprile sono 56.674. Si tratta di 5.425 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Ai posti regolamentari come è noto vanno però sottratti i posti non disponibili, che a maggio 2023 erano 3.646. Considerando i posti conteggiati e non disponibili l’affollamento reale è del 119%. Record della Lombardia con un sovraffollamento pari al 151,8%, seguono Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (135,9%). Tolmezzo è l’istituto più affollato in Italia. In Europa solo Cipro e Romania hanno tassi di sovraffollamento maggiori, mentre l’Italia si colloca al trentaseiesimo posto per tassi di detenzione, ossia numero di detenuti rispetto a cittadini liberi. Incarceriamo meno di Francia e Spagna, più di Germania e paesi nordici.

Dall’anno scorso (30 aprile 2022) la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, mentre le presenze sono cresciute del 3,8%. È aumentato soprattutto il numero delle donne, cresciuto del 9%, mentre l’aumento degli stranieri, del 3,6%, è più o meno in linea con quello della popolazione detenuta complessiva. Sul sovraffollamento pesa la custodia cautelare pari al 26,6% del totale. E se la popolazione detenuta cresce, sale anche il tasso di invecchiamento. Quasi un terzo gli over 50. Mentre sono ben 1.117 gli over 70. Gli stranieri sono il 31,3% dei detenuti presenti, “un ponderoso calo” di circa il 5% dal 2011 a oggi.

Nel 2022, si legge nel rapporto di Antigone, sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 7.643 richieste di risarcimento ex art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario per aver subito un trattamento inumano o degradante durante la detenzione, tendenzialmente per assenza di spazio vitale. Le richieste che sono state decise nel corso dello stesso anno sono state 7.859. Di queste, 4.514 (pari al 57,4%) sono state accolte. Gli accoglimenti erano stati 3.115 nel 2018, 4.347 nel 2019, 3.382 nel 2020 e 4.212 nel 2021. “L’Italia viene insomma sistematicamente condannata dai suoi stessi tribunali a causa delle proprie condizioni di detenzione“, sottolinea il rapporto. L’ex art. 35-ter prevede una riduzione della pena di un giorno per ogni dieci giorni passati in condizioni inumani e degradanti o, per chi ha già ultimato di scontare la propria pena, il riconoscimento di 8 euro per ogni giorno passato in tali condizioni.

Altri 23 suicidi – Sono stati 23 i suicidi in carcere in questi primi mesi del 2023. L’anno scorso era passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Sono state 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 – su 214 morti totali – ovvero più di una ogni quattro giorni. Cinque i suicidi avvenuti nel solo carcere di Foggia. Negli istituti penitenziari i suicidi sono stati 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà. Delle 85 persone suicidatesi, 5 erano donne. Le persone straniere erano 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media era di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71. La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60%) si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Addirittura, 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere. Delle 85 persone morte per suicidio nel 2022, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). In 68 (pari all’80%) erano coinvolte in altri eventi critici. 24 di loro erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio.

Cira 4mila figli di detenute – Sono circa 4mila i figli di donne detenute nelle carceri italiane. Di questi, 22 alla fine di aprile vivevano in carcere con la propria madre. Erano 2.480 alla fine del mese di aprile le donne detenute nelle carceri italiane, pari al 4,4% della popolazione carceraria complessiva. Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo. Sono ospitate in parte nelle quattro carceri femminili presenti in Italia, che si trovano a Roma (dove il carcere femminile di Rebibbia, con le sue 337 detenute per 275 posti letto ufficiali, si impone come il più grande d’Europa), a Venezia, a Pozzuoli e a Trani. Gli Istituti a custodia attenuata per madri di Lauro, Milano e Torino ospitano 15 donne complessivamente. Le restanti 1.853, pari ai tre quarti del totale, vivono nelle 45 sezioni femminili attive in questo momento all’interno di carceri a prevalenza maschile.

Quasi 20mila detenuti per droga – La maggior parte della popolazione detenuta si trova in carcere per delitti contro il patrimonio, con un totale di 32.050, subito seguiti da quelli contro la persona (24.402) e quelli in violazione della normativa sulle droghe (19.338). Al quarto posto le persone detenute per reati contro la pubblica amministrazione sono 9.302; al quinto per associazione di stampo mafioso, pari a 9.068. Secondo l’associazione Antigone, “un’altra politica sulle droghe impatterebbe sul sovraffollamento“.

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‘È vietata la tortura’: il nuovo rapporto Antigone denuncia la violenza nelle carceri

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