“Se oggi il reato di tortura venisse modificato secondo le linee anticipate dal governo Meloni e tese sostanzialmente a indebolirlo, i processi in corso ne risentirebbero fino ad estinguersi in una generale impunità. Tra questi anche quello per il brutale pestaggio di massa avvenuto nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile 2020, il più grande processo per tortura d’Europa, con oltre 100 imputati tra poliziotti penitenziari e altri funzionari del carcere”. A denunciarlo, nel corso della presentazione a Roma del XIX Rapporto annuale di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia, sono stati il presidente e la coordinatrice dell’associazione, Patrizio Gonnella e Susanna Marietti.

Il Rapporto, frutto di un anno di visite agli istituti penitenziari e intitolato “È vietata la tortura”, fotografa la realtà delle nostre carceri, con un sovraffollamento reale in media del 119%, e punte del 180% in alcuni istituti penitenziari. Un’immagine che, si spiega, “difficilmente si concilia con lo scopo costituzionale della pena detentiva”.

Ma sono soprattutto le tentazioni delle forze al governo – Fratelli d’Italia in primis – e le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla volontà di modificare la norma sul reato di tortura (introdotto nel 2017 con un testo già di compromesso, ndr) a spaventare Antigone: “Tra le cose che vediamo, a volte c’è la violenza. La vediamo e la denunciamo. E la combattiamo nelle aule dei tribunali. Cambiare quella norma porterebbe soltanto impunità. L’argomento evocato da Nordio di modificarla per avvicinarsi al testo delle Nazioni Unite è capzioso, non bisogna fidarsi. E poi i timori sono stati superati, dato che le interpretazioni giurisprudenziali ci hanno dato ragione. Prima i processi per violenza in carcere finivano nel nulla, da quando la legge c’è si va in Aula”, ha spiegato Marietti.

E ancora: “Vi è un obbligo internazionale e interno di punire la tortura. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la Costituzione italiana: tutte impongono che la tortura sia reato. L’Italia non torni indietro, non lo consentiremo”.

Gonnella ha poi ricordato come negli anni “la parola ‘garantismo’ sia stata violentata, strumentalizzata, vilipesa. Il nostro garantismo è quello per cui ci si occupa degli ultimi, non si lasciano impuniti i delitti dei potenti. Metter mano al delitto di tortura significa non comprendere che questa insieme alla corruzione si trova nello stesso campo: quello dei delitti dei potenti”.
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