“Onestamente i momenti in cui mi sono sentito più libero in Rai erano quelli in cui facevo il corrispondente dall’estero”. Così a L’aria che tira (La7) esordisce Antonio Caprarica, storico corrispondente della Rai da Londra, nella sua aspra critica dell’azienda in cui ha lavorato quasi 25 anni e che ha lasciato in polemica con le pressioni ricevute.

Prendendo spunto dai casi di Fabio Fazio e di Lucia Annunziata, Caprarica osserva: “Le opposizioni sono deboli e quindi è inevitabile dare ragione ai nuovi padroni: si è sempre fatto così. La responsabilità dell’opposizione oggi è di non aver fatto le riforme che doveva fare – continua – quando aveva le armi e il potere per farlo. Francamente non mi appassionano le polemiche su colleghi bravissimi, ma in televisione esiste un criterio oggettivo per valutare una prestazione: gli ascolti“.

E aggiunge: “Fazio in Rai faceva il 12%, portava soldi e quindi era un successo il suo programma. Lo stesso si può dire per Annunziata. Sono venuti meno alle regole del servizio pubblico? Non mi sembra, visot che non ci sono stati interventi dell’Agcom. Questo è il punto cruciale. Dopodiché se la tv pubblica è semplicemente una tv di governo, non serve a nulla e secondo me va privatizzata“.
Dissente il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo: “Stai parlando con uno che metterebbe Marco Travaglio alla direzione di un telegiornale e Chiocci a quella di un altro, ma gli ascolti e gli incassi dovrebbero dettare legge nel servizio televisivo privato. Purtroppo se la Rai va dietro a un servizio privato, ci sono altri criteri oggettivi che permettono di valutare la qualità”.
Veramente ci sono solo criteri soggettivi – ribatte Caprarica – Sono quelli per cui uno deve piacere al presidente del Consiglio”.

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