Nelle due settimane di campagna elettorale per le elezioni comunali e regionali del 28 maggio i temi di dibattito su cui si sarebbero dovuti confrontare i candidati, come la salute, la questione abitativa e la mobilità sostenibile, sono passati in secondo piano. Se nella prima settimana Eta è stata la protagonista, in questi ultimi sette giorni non si parla d’altro che dei numerosi casi di brogli elettorali nel voto via posta, che si sono moltiplicati in diversi comuni spagnoli chiamati alle urne. Fino a ora, sono una decina le inchieste aperte in diversi territori: Melilla, Zamora, Huelva, Almería, Murcia, Alicante e Santa Cruz de Tenerife. Lo scandalo implica soprattutto due partiti, il Partito socialista e il Partito Popolare, con arresti tra le fila dei candidati.

Il voto via posta
In Spagna, a differenza che in Italia, il voto per corrispondenza è possibile. Dal 4 aprile al 18 maggio era possibile infatti richiedere di votare via posta per le elezioni municipali e regionali del 28 maggio. Come funziona? Una volta ricevute le schede elettorali corrispondenti a ogni partito, l’elettore deve inserire nella busta inviatagli la scheda del partito che vuole votare (nel caso in cui si decida di votare in bianco, non deve inserire nessuna scheda). Una volta terminato questo procedimento, la busta deve essere consegnata presso un ufficio postale o inviata via posta certificata almeno tre giorni prima della giornata elettorale. Il giorno delle elezioni, Correos (le poste spagnole) invia ai seggi elettorali corrispondenti le buste elettorali, che vengono inserite nelle urne al termine delle votazioni e prima degli scrutini. Per votare via posta viene richiesto il documento d’identità. Tuttavia, quando si depositano le schede elettorali all’ufficio postale o quando si inviano non viene richiesta nessuna identificazione, e chiunque può depositare il voto di un altro elettore. Questo è uno dei principali problemi che aumenta il rischio di possibili brogli elettorali.

European Pressphoto Agency / Biel Alino

Decine di inchieste aperte e molti arresti
Lo scandalo dei presunti brogli elettorali è iniziato a Melilla, quando l’8 maggio sono state rubate decine di schede elettorali che i postini stavano consegnando agli elettori e che sono state successivamente annullate. Dopo il furto, i sospetti sono cresciuti dato che si è notato un aumento anomalo delle richieste di voto via posta. Grazie a un’inchiesta della Polizia Nazionale, si è scoperta una trama mafiosa che ha portato all’arresto di una decina di persone – ora poste in libertà vigilata – tra cui un consigliere del governo della città autonoma del partito Coalizione per Mellilla. Come spiega El País, a cittadini “vulnerabili” venivano offerti tra i 50 e i 200 euro. Gli elettori avrebbero dovuto richiedere il voto via posta, presentando il loro documento d’identità, e una volta ricevuta la documentazione l’avrebbero girata al gruppetto in cambio di denaro. Con le schede elettorali in mano, poi, gli arrestati avrebbero dato il voto al miglior offerente tra i partiti. In seguito a questi scandali, la Junta Electoral Central ha comunicato che gli uffici postali di Melilla avrebbero richiesto il documento d’identità anche per depositare il voto.

Vicenda simile è stata scoperta a Mojácar (Almería) e ha portato all’arresto di 7 persone, tra cui due candidati del Psoe. In questo caso, agli elettori veniva richiesto di depositare personalmente il voto all’ufficio postale, dopo aver controllato che la scheda elettorale inserita fosse dei socialisti. A Huelva – racconta ElDiario.es – è stato invece proprio il Partito socialista a denunciare il Partito popolare e il comune di Villalba del Alcor, guidato dai popolari, che avrebbero gestito direttamente la richiesta di voto via posta di vari elettori.

A Zamora il Psoe ha denunciato il candidato sindaco di Zamora Sí del comune Moraleja de Sayago per aver presumibilmente manipolato il voto via posta di circa 50 anziani di una residenza. Ad Albudeite (Murcia) sono scattati 13 arresti, tra i quali figura la candidata sindaca del Psoe, e un’altra candidata dello stesso partito. Altre inchieste sono in corso a Mazarrón (Murcia) e a Bigastro (Alicante): in questi casi sono stati coinvolti esponenti del Partito Popolare.

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Foto – Tutte le immagini a corredo di questo articolo sono di Biel Alino/European Pressphoto Agency

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