di Stefano Briganti

Il G7 si è concluso con un comunicato ufficiale che fa comprendere meglio cosa possiamo aspettarci in futuro. E’ da leggere avendo in mente due dichiarazioni chiave fatte dai leader delle potenze in conflitto. Partiamo da quella di Biden del 3 marzo 2022 alla Lockheed Martin: “C’è una battaglia in corso nel mondo tra autocrazia e democrazia… e la democrazia prevarrà”. Questo definisce bene gli obiettivi bellicisti Usa verso la Russia. L’autocrazia russa deve essere battuta attraverso le guerre per l’Ucraina. Di guerre ce ne sono due: quella costosissima sul campo, nella quale muoiono migliaia di persone, e quella economica con le sue sanzioni alla Russia.

La seconda dichiarazione è quella fatta da Putin il 21 febbraio alla Nazione, dove ha affermato che la guerra è ora contro l’occidente ed è diventata esistenziale perché dal suo esito dipenderà l’esistenza della Federazione.

Poi ci sono i “10 punti di Zelensky per una pace giusta”, non negoziabili, che la “Alleanza occidentale” ha fatto propri. Infine c’è il documento cinese del 22 febbraio, rigettato dalla “Alleanza occidentale”, con i 12 punti per il raggiungimento di una tregua e una “pace” a lungo termine.

Torniamo al comunicato e alla sezione “G7 Leaders Statement on Ukraine”. Al punto 2 leggiamo: ”…richiediamo che la Russia ritiri in modo completo e incondizionato le sue truppe e gli armamenti dal suolo ucraino internazionalmente riconosciuto… Questo è un prerequisto per qualunque chiamata per la pace”. Un ritiro che è una resa, senza porre condizioni e prima di iniziare a negoziare.

Al punto 7 si legge: “..rimaniamo uniti nell’imporre sanzioni e azioni economiche per minare la capacità della Russia…”. Le sanzioni rimarranno e, come ci dicono Borrell e Biden, hanno bisogno di molto tempo per minare in modo irreversibile l’economia russa. Questo è uno di punti di Kiev, mentre la Cina chiede che la guerra economica abbia fine con la fine della guerra sul campo.

Al punto 8: “Noi continueremo gli sforzi per assicurare che la Russia paghi la ricostruzione a lungo termine dell’Ucraina… I beni della Russia rimarranno congelati fintanto che tutti i danni causati saranno pagati”. Neppure questo punto è presente nella proposta della Cina che lo rimanda alla trattativa. Il punto 9 dice che la Russia dovrà essere processata per crimini di guerra.

Riassumendo: quanto dichiarato dal G7 vuol dire che la Russia, non potendo trattare, dovrebbe accettare dopo il ritiro:

1) che le sanzioni economiche rimangano in vigore “sine die” lasciando che l’occidente avveleni l’economia russa e, in ultima analisi, la controlli.

2) di pagare un conto, che verrà quantificato dagli “Alleati occidentali”, senza poter disporre dei fondi sovrani e privati che rimangono congelati.

3) di dichiararsi colpevole di crimini di guerra e di andare a processo.

4) di lasciare le popolazioni filorusse del Donbass e della Crimea disarmate e alla mercè delle vendette di ucraini iper armati.

Si può così capire perché il comunicato del G7 sia irricevibile da Mosca e quanto sia sideralmente lontano dal risolvere il conflitto. Si capisce anche perché la proposta cinese è rifiutata dall’occidente tutto. Non consentirebbe di raggiungere il livello di annichilimento economico e morale del vinto, che Biden vuole per coronare la vittoria della democrazia sull’autarchia (Biden: “Ridurre economicamente e strategicamente la Russia ad un paria internazionale”).

Insomma si capisce come l’obiettivo dei G7 non sia tanto la giusta liberazione dell’Ucraina, quanto annientare la Russia e avvisare la Cina. Così si comprende il concetto di “guerra esistenziale” di Putin e il peso della dichiarazione di Lavrov, che ripete: “…usare qualunque mezzo…” pur di non accettare una resa incondizionata e i conseguenti effetti sulla sicurezza della Federazione Russa e sulla sua stessa esistenza.

Ad Hiroshima si è confermata la volontà dei Grandi della terra di rischiare nuove Hiroshima pur di raggiungere gli obiettivi di Biden.

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