Moralisti, luogocomunisti, razzisti, negazionisti e retoricisti di tutto il paese perché non fate un silenzioso mea culpa riconoscendo che la Juventus è una organizzazione sociale che rappresenta un cattivo esempio di etica sportiva?

Non dovete ammetterlo pubblicamente, non dovete esporvi, basta solo un dignitoso silenzio altrimenti vi viene ritirata la tessera di appartenenza al partito degli integralisti (forse ipocriti). Doping, calciopoli, passaportopoli, falso in bilancio, reati societari, abusi di mercato, manipolazioni e reati tributari sono i contesti criminosi in cui si è ritrovata, direttamente o indirettamente, condannata (sebbene il reato talvolta si è prescritto) e/o accusata la società bianconera negli ultimi 25 anni.

Non solo addetti ai lavori (di cui abbiamo scritto qui qualche mese fa) ma anche opinionisti, anchorman, blogger, politici, imprenditori e uomini del mondo della finanza, spesso anche autorevoli, che sui principali media del paese pontificano su tutto, dalla cucina gourmet al monoteismo religioso, e che negli anni si sono anche manifestati come tifosi, potrebbero davvero avere un ruolo decisivo nella creazione di una cultura dell’etica (forse concetto esagerato per un popolo figlio di Guicciardini) e della legalità, almeno nello sport.

Ma si sa che il tifo (e gli interessi) giustifica spesso il doppiopesismo. Basta osservare come cambiano le loro opinioni quando si parla di etica, valori e legalità e non è coinvolta la loro fede calcistica.

L’etica si basa sui principi di giusto e sbagliato che influenzano il comportamento umano. Alcuni standard etici sono quasi universali, come la convinzione che l’uccisione non sia mai giustificata, tranne che per le ragioni più giustificabili (come l’autodifesa, ad esempio). Altri standard etici sono basati sulla cultura e variano a seconda di ciò che una particolare cultura considera giusto o sbagliato come ad esempio avviene per l’evasione fiscale.
Il partito degli integralisti (forse ipocriti) ha una linea abbastanza definita al riguardo che non lascia spazio ai dubbi. Sempre che non si parli di Juventus.

I valori, invece, sono le convinzioni e gli atteggiamenti sottostanti, relativamente permanenti e profondamente radicati, che aiutano a determinare il comportamento delle persone. I valori sono le basi per i sistemi etici (come, ad esempio, nel giuramento di Ippocrate che i medici fanno per “prima non nuocere” a un paziente), per i sistemi legali (come nelle promesse degli avvocati di rispettare la legge), per il mondo dello sport (i comportamenti conformi alla lealtà)
Anche in questo caso il partito degli integralisti (forse ipocriti) ha una linea abbastanza delineata e intransigente. A meno che non si ragioni di Juventus.

Le leggi, infine, sono regole di condotta formalmente riconosciute come vincolanti o applicate dalle autorità di controllo. Nella nostra società, le leggi si basano su considerazioni e valori etici. Tuttavia, ciò che è etico potrebbe non essere sempre legale e viceversa.
A tal proposito condivido un’esperienza semplice vissuta di recente, che mi ha indotto a pormi alcuni interrogativi mai del tutto risolti.

Ero in un ufficio pubblico dove, da diversi giorni, cercavo di far valere una mia pretesa legittima e giustificata; ogni giorno mi sentivo dire che la mia pretesa non poteva essere soddisfatta tempestivamente e che era necessario tornare il giorno dopo: così, di giorno in giorno, era passata più di una settimana, senza che i miei diritti trovassero tutela.
Un po’ stanco, allora, decisi di presentarmi come professionista del settore; dopo qualche secondo, mi fu detto che il problema che avevo posto sarebbe stato risolto in pochi minuti.
In effetti, poi, così è stato.

Tale elementare fatto, sintetizzato nell’essenza, mi ha portato ad interrogarmi sul significato del principio costituzionale, di cui all’art. 3 della Costituzione, in base al quale siamo tutti uguali di fronte alla legge: è davvero possibile ritenere che siamo tutti uguali di fronte alla legge, se non tutti siamo in concreto uguali?

Più chiaramente, se al posto mio, nella vicenda esaminata, ci fosse stata una persona che non svolgeva la mia professione, quanto tempo avrebbe dovuto attendere prima di vedersi soddisfatto? Molto probabilmente, avrebbe atteso anche più di me.
Due pesi e due misure ma non per gli esponenti del partito degli integralisti (forse ipocriti) che, anche in questo caso, seguono una linea molto netta, rigorosa e inflessibile. Sempre che non si tratti di Juventus.

Tutto questo “paraustiello”, termine napoletano di derivazione spagnola (da “para usted”) per indicare un sotteso paragone, per invitare gli esponenti del partito degli integralisti (forse ipocriti) a una scelta: o condannate, seguendo una logica con coerenza, con le vostre opinioni anche la Juventus oppure, in caso contrario, accettate la santificazione di Licio Gelli e Duilio Poggiolini.

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