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Gazzelle a FQMagazine: “I giornalisti hanno perso il focus su come si fa questo mestiere e come si analizza l’arte”. Il cantautore tra ‘titoli spinti’ e l’amore da donare

"Il mio non è un attacco frontale, ma voglio dire che, a volte, ci sono state dei misunderstanding tra me e i giornalisti", le parole di Gazzelle che ci ha raccontato il suo nuovo album "Dentro"

di Andrea Conti

Dentro” è il nuovo album del cantautore Gazzelle. Brani avvolgenti che raccontano molto l’amore (spesso non con lieto fine), ma che al tempo stesso invita a rialzarsi e a imparare dai propri errori. Uno sguardo fiducioso verso il futuro con la speranza che l’umanità sia meno individualista. Tra le chicche del disco “Quello che eravamo prima” con thasup, “Milioni” con Fulminacci, infine la collaborazione con Noyz Narcos nella celebrazione della loro “Roma”. A proposito della Capitale, il 9 giugno Gazzelle terrà il suo primo concerto allo stadio Olimpico.

In “idem” dici “ho lasciato alcuni pezzi di me dentro le persone sbagliate”. A cosa ti riferisci?
Nasce proprio da una analisi su di me e su quello che mi è successo. In particolare sul mio comportamento sulle altre persone e su come abbia gestito le delusioni e gli errori. Analizzo fondamentalmente la fine di qualcosa e l’inizio di un’altra cosa. Esiste poi quella fase in mezzo, di limbo, tra quando hai raggiunto il fondo e quando invece ti stai rialzando. In quel momento dici a te stesso ‘basta, devo riprendermi, fare mea culpa, analizzare gli errori per non commetterli di nuovo’. C’è una nuova consapevolezza che, alla base, nasce dal fatto che so che il primo a ferire sono me stesso.

Cosa ti rimproveri?
Non aver ascoltato i miei pensieri prima. Mi essere andato vanti in un rapporto senza ascoltare il mio inconscio che mi suggeriva di fermarmi, cambiare. Dunque il mio rammarico è quello di non aver ascoltato me stesso Penso che sia prima di tutto importante ascoltarsi e se c’è qualcosa che c’è dentro di te che non va di fermarsi.

Definisci i “giornalisti terroristi” in “E pure”. Perché?
In realtà ci scherzo su. Parlo della superficialità dei media nell’analizzare alcune cose, ma anche della la libertà che alcuni giornalisti si prendono nel metterti in bocca parole che non hai usato per scopi personali, anzi meglio aziendali.

In che senso?
Il mio non è un attacco frontale, ma voglio dire che, a volte, ci sono state dei misunderstanding tra me e i giornalisti. Secondo me, hanno perso il focus su come si fa questo mestiere e come si analizza l’arte. Sono spinti, non per colpa loro, alla ricerca del clickbait. Possono anche far danni ad un artista, mettendo in bocca cose che non ha detto, dal momento che il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i giornalisti.

È successo anche a te?
A volte è successo, non mi riferisco a casi specifici ma ho fatto interviste, dove da una mia frase hanno estrapolato un concetto per farci un titolo. Insomma se chiacchieriamo per un’ora e fai quel titolo, la trovo una cosa scorretta.

E se usassi “giornalisti terroristi” nel tuo titolo, cadrei nel clickbait?
(Ride, ndr) No perché citi una mia canzone, in questo caso.

“Le stronze che non lasci ti lasciano per strada” è un verso del singolo “Flavio”. Di certo non le mandi a dire…
Volevo essere un po’ scorretto, ma solo per spiegare che quando ti ritrovi in queste relazioni tossiche, non c’è sufficiente lucidità nel capire che bisogna fare passo indietro. In caso contrario vieni fagocitato dalla tossicità e vieni lasciato. Dunque se avessi preso questa decisione avrei fatto men danni e mi sarei risparmiato tanta sofferenza.

Sei un “sottone”?
Non lo sono purtroppo. Chi ama è più forte di di chi non ama. La vera conquista è donare amore più che riceverlo, l’ho capito col tempo.

La frase cult del disco è in “Milioni”: scomparire è più facile che riapparire. Ti riferisci alla sovraesposizione social?
Viviamo in un’epoca critica in cui si sta esasperando l’esserci a tutti i costi. Per me la la felicità sta proprio nell’escludersi e nell’emarginarsi perché in mezzo ad una grandissima ‘caciara’ non senti nulla. Più facile è scappare dai problemi, andarsene che tornare. A tutti è capito di scomparire dalla vita di una persona.

L’hai fatto pure tu?
Sì per non affrontare delle cose e andare oltre e chiudere un capitolo della vita.

Chi è il “Michelino” che celebri in un tuo brano?
Non esiste è la personificazione di tutte quelle cose negative che non mi piacciono delle persone. Mi serve per ricordarmi come non voglio diventare e come non voglio diventino le persone. In particolare chi è sempre negativo, infelice a tutti i costi e non crede negli altri, tanto da non gioire nemmeno del successo altrui. Insomma parlo delle persone ostili.

Come migliorare questa società?
Cercando di abbellirla come si può e nel migliore dei modi. La chiave di tutto è condivisione e aggregazione. In controcorrente rispetto ad una società individualista. Bastano piccoli gesti, come cucinare un piatto di pasta ad un amico e una bella conversazione tra le mura domestiche. Il 99% dell’umanità spreca il proprio tempo inseguendo denaro e poi muore.

Gazzelle a FQMagazine: “I giornalisti hanno perso il focus su come si fa questo mestiere e come si analizza l’arte”. Il cantautore tra ‘titoli spinti’ e l’amore da donare

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