Cinema

Scorsese: “Con questa tragedia di amore, fiducia tradita, criminalità e morte abbiamo cercato di restituire giustizia agli Osage”

di Anna Maria Pasetti

Dopo oltre trent’anni Martin Scorsese torna al Festival di Cannes con un nuovo film, un grandissimo film sul peccato originale del suo Paese. Superfluo annotare le acclamazioni del pubblico, l’autentica gioia di applaudirlo accanto ai suoi attori feticcio, Robert De Niro e Leonardo DiCaprio. “Con questa tragedia di amore, fiducia tradita, di criminalità e di morte abbiamo cercato di restituire giustizia alla popolazione degli Osage, i cui valori mi hanno guidato e ispirato, la loro stessa Visione di mondo ha accompagnato il processo di questo film”. “Un film – sottolinea Scorsese alla conferenza stampa – nato da una combinazione di lavoro, calore e amore, da parte di tutti quelli che ci hanno lavorato. È tutto arrivato dal cuore, e sapevo sarebbe stato molto commovente la standing ovation che ci abbiamo tributato a fine della proiezione, è una celebrazione soprattutto per chi ha subito delle ingiustizie”. Ad accompagnare il cineasta e i suoi attori alla conferenza per la stampa, anche l’attuale capo della tribù Osage che aggiunge quanto “ancora la nostra gente soffra per quel tradimento, ma posso dire a nome di tutti, che Scorsese e il suo cast & crew ci hanno restituito la fiducia e la gioia della vita”.

Se la serie di atti criminali compiuti sugli Osage negli anni Venti, che sta al centro di Killers of the Flower Moon attraverso l’adattamento dell’omonimo libro di David Grann, ha fornito la materia al grande cineasta newyorkese di esprimere a pieno il proprio sguardo, gli ha anche dato la possibilità di riunire i suoi due attori giganteschi: De Niro, che ne ha consacrato dal passato e con cui non tornava a Cannes dal 1977 per Taxi Driver, e DiCaprio che ne certifica il presente. “Sono felice di essere qui con Marty dopo così tanto tempo” ha dichiarato un soddisfatto Bob De Niro la cui magistrale interpretazione gli meriterebbe un terzo Oscar. “Onestamente, io non ho ancora capito a fondo il mio personaggio, Bill “King” Hale, ma di lui posso dire che con l’esibizione di una perseverante grazia e cortesia è riuscito a incarnare l’insinuazione del male di cui dobbiamo sempre stare attenti. Egli è parte di una catena oscura su cui si regge la complessità dei nostri comportamenti, purtroppo ne vediamo in continuazione, basta guardare quel che sta ancora facendo Trump”. Da parte sua Leo DiCaprio non ha nascosto la grata soddisfazione di accompagnare due mostri sacri, coloro con cui “sono cresciuto e che hanno influenzato intere generazioni di attori come me. Marty esprime un’incredibile perseveranza e voglia di andare alla profondità della verità: questa credo sia la sua grandezza più autentica, così come il suo rispetto per la storia del cinema, ricordando l’influenza dei grandi cineasti del passato che lo hanno reso il regista che è ora”.

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