“Ha chiuso la serata l’intervento del presidente del collegio, che ha detto di riconoscere nel testo e nello spirito di Rispoli l’anima massonica. Indizio a sostegno della tesi, condivisa da molti fratelli, che massoni si nasce, non si diventa”. Quello che precede è un passaggio, tratto dalla rivista Erasmo del Grande Oriente d’Italia (Goi), del resoconto della presentazione del libro Indagine sull’eternità, tenuta nel febbraio 2018 alla “casa massonica di Bolzano“. Nulla di interessante, se non fosse che l’autore del libro e ospite dell’incontro – quel “Rispoli” elogiato per la sua chiara “anima massonica” – è Guido Rispoli, 61 anni, già procuratore capo del capoluogo altoatesino e attuale procuratore generale di Brescia. Per aver partecipato all’evento organizzato dal Goi, Rispoli è stato sottoposto dal Consiglio superiore della magistratura a una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità funzionale, in cui si ipotizzava che “la contiguità, seppur incolpevole, con l’ambiente massonico” fosse “idonea a incidere sull’indipendenza e imparzialità” del magistrato, e che le sue scelte potessero “apparire influenzate o essere percepite come condizionate dai pregressi rapporti personali intrattenuti con soggetti aderenti alla massoneria”. Al termine dell’istruttoria, però, la Prima Commissione del Csm ha chiesto all’unanimità l’archiviazione, ritenendo che non sia “emersa alcuna contiguità del dottor Rispoli con l’ambiente massonico”. La proposta è stata poi approvata a maggioranza dal plenum (l’organo al completo) nella seduta di mercoledì 10 maggio.

La pratica nasceva da un esposto di Cuno Tarfusser, sostituto pg a Milano e a lungo membro italiano della Corte dell’Aja, meranese come Rispoli (i due sono da anni in rapporti molto tesi). Allegando l’articolo uscito su Erasmo, Tarfusser accusava il collega di vicinanza alla massoneria e in particolare a Francesco Scaratti, ex presidente del collegio dei Maestri venerabili del Trentino-Alto Adige. Audito dal Csm, Scaratti – si legge nella delibera di archiviazione – ha in effetti detto di conoscere Rispoli “fin da quando era ragazzo” e di aver assistito, anni prima, a una conferenza tenuta da lui e dal teologo Vito Mancuso (coautore di Indagine sull’eternità), “rimanendone affascinato”: in quell’occasione aveva “detto al magistrato di appartenere al Grande Oriente d’Italia (…) invitandolo a presentare il libro presso la casa massonica di Bolzano”, e in particolare “nella sala dei passi perduti, descritta come una biblioteca per accogliere i fratelli prima del lavoro rituale”. Al pg era stato chiarito, però, che si sarebbe trattato di “un evento aperto a tutti“, organizzato nell’ambito “delle serate a fini culturali chiamate “giovedì no”, proprio per distinguerle dai giovedì in cui si svolgevano i lavori della loggia”. Per quanto riguarda l’articolo sulla rivista del Goi, infine, Scaratti precisava che Rispoli “non era stato informato della pubblicazione, trattandosi di una cronaca che viene letta soltanto dagli associati”; e che “il riferimento all’“anima massonica” era da intendersi come complimento”, senza “nessun’altra valutazione di altro tipo”, così come la frase “massoni si nasce, non si diventa”, un semplice “slogan“.

Dopo aver ascoltato il Maestro venerabile, la Prima Commissione aveva aperto la procedura di trasferimento d’ufficio nei confronti di Rispoli, ritenendo “necessario” verificare se fosse stato “compromesso lo svolgimento delle sue funzioni“. “L’ambiente presso cui si è tenuta la presentazione del libro”, si leggeva nella contestazione iniziale, “è indiscutibilmente massonico secondo la descrizione fornita dallo Scaratti”, e peraltro “l’iniziativa non era aperta al pubblico ma solo a soggetti legati da vincoli di parentela o amicizia con i massoni”. Convocato a palazzo dei Marescialli, però, il pg di Brescia si è giustificato dicendo che l’evento non si era svolto in una sala massonica, ma in “una sala normale, che di rituale non aveva nulla, in cui c’erano “tantissime persone non massone di sicuro perché erano cento persone, uomini e donne. Non ho mai avuto rapporti con la massoneria, non c’è mai stato un mio atto condizionato dalla massoneria”, ha rivendicato, aggiungendo che il contenuto del libro è “assolutamente agli antipodi rispetto al pensiero massonico”. Una ricostruzione che alla fine ha convinto il Csm: “Le audizioni e la documentazione prodotta dalla difesa hanno consentito di accertare con tranquillizzante chiarezza” che la presentazione “si è svolta in un ambiente non massonico”, e che la frase sull'”anima massonica”, “oltre a non essere stata pronunciata alla presenza del dott. Rispoli, rappresenta soltanto l’espressione di una valutazione dello Scaratti“, si legge nel provvedimento di archiviazione.

Nella discussione in plenum, però, più consiglieri hanno annunciato l’astensione, poco convinti dalle motivazioni della delibera. Su tutti la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, membro di diritto del Consiglio, che ha dedicato alla vicenda un lungo intervento: “Questa pratica è delicata sotto alcuni profili“, ha detto. “Qui non è in discussione la libertà di manifestazione del pensiero, ma le modalità della presentazione di questo volume, che da quello che ho capito non è avvenuta in una sala aperta indiscriminatamente al pubblico, ma accessibile solo agli appartenenti alla loggia massonica e ai loro familiari. Bisogna chiedersi se sia opportuno che il magistrato, prima di accettare l’invito, non verifichi preliminarmente le modalità con prudenza ed equilibrio, tanto più necessari se si rivestono incarichi di rilievo. Partecipare con quelle modalità può incidere sull’immagine del magistrato”. Astenuto anche il consigliere laico in quota Fratelli d’Italia Felice Giuffré: “Il magistrato deve prestare la massima attenzione alle condotte che possono dare un’immagine distorta della sua posizione”, ha ricordato.

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